Cosciali da combattimento

Più si combatte e più ci si fa male e più ci si fa male e meno ci si vuol far male: è la regola del buon rievocatore combattente. E dopo esserci fatti male più e più volte e tornati a casa con un sacco di lividi sulle gambe, ho pensato bene di progettare e fare dei cosciali che fossero ben imbottiti per attutire le botte, ma non impedissero il movimento.

Punto di riferimento sono sicuramente i lavori fatti da Adriana per l’Ars Dimicandi: protezioni molto imbottite, ma che non impediscano il movimento

Tarraco Viva. Combattimento Ars Dimicandi

Tarraco Viva.
Combattimento Ars Dimicandi

A noi sinceramente non serve così tanta protezione, primo perché abbiamo anche altre protezioni da sovrapporre e secondo perché, per quanto fisico, non siamo ancora a quei livelli agonistici e fisici.

Ma procediamo con ordine. Prima di tutto bisogna partire dalla fonte e io ho usato la famosissima bibbia Maciejowski dove c’è tutto (cit.). Non è l’unico punto di riferimento ma è di sicuro quello di più chiara comprensione.

bibbia Maciejowski

bibbia Maciejowski

bibbia Maciejowski, particolare

bibbia Maciejowski, particolare

Poi ho chiesto un po’ in giro per capire quale migliore imbottitura si dovesse scegliere e devo ammettere che non mi soddisfacevano le risposte non tanto per il materiale, quanto per lo strato di imbottitura. Già il mio gambeson è troppo morbido per i miei gusti e i nostri standard di combattimento e ricostruttivo, che non volevo che i miei cosciali fossero poco più spessi di un misero piumino d’oca: devono fermare le botte, attutire i colpi e impedirmi di farmi male. Quindi ho optato per una doppia imbottitura naturale, ma di spessore e lavorazione diversa: feltro pressato e lana da materassi. Il primo è stato usato per imbottire quasi tutti i canali dei cosciali, mentre la seconda è servita per imbottire quelli più interni alla coscia e quindi più complicati da sagomare per non dare fastidio.

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strati di feltro pressati

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lana da materassi

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imbottitura

Una volta imbottito il quadrato di stoffa diviso in canali, inizia il lavoro vero e proprio: la sagomatura. La scelta di modello di questo gambali è stata di farli aperti e sagomabili in ogni momento, alla bisogna, quando li si indossa, per non essere costretti ad avere delle protezioni che possono diventare larghi o stretti al cambio di fisicità.

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primo lavoro di rifinitura

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sagomatura

Le prove sul corpo sono state necessarie e fondamentali per calibrare al meglio le imbottiture e per non intralciare i movimenti con cuciture o imbottiture mal messe.

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prima prova: Maresciallo e Madre

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attenzione a ogni dettaglio

Una volta completati i cosciali sono stati uniti da un’unica cintura. Anche questa è una delle tante opzioni valutate e ci è sembrata quella più comoda e veloce da indossare. Rimane una delle tante possibili opzioni però.

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dietro con la chiusura coi lacci

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davanti

Tutto questo lavoro è stato fatto a mano da mia mamma nel suo mese di ferie agostane, spezzando aghi e incavolandosi con la macchina da cucire che ovviamente non è progettata per lavori così particolari. Senza di lei questi cosciali avrebbero visto la luce nel 2015 rischiando di rimanere lettera morta o sogno del cassetto. Grazie grazie grazie.

Conclusioni:

I cosciali sono stati sperimentati per Mantova Medievali sia da me che da mio fratello (la santa mamma è riuscita a farli entrambi) per la solita e aspettata battaglia contro i quattrocenteschi.

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La mobilità è ottimale: non solo il movimento non è impedito, ma in caso di piegamento permettono una buona ammortizzazione. L’ingombro è minimo, paradossalmente, essendo sagomati. Il peso è quasi del tutto ammortizzabile con tutto il peso che si ha indosso. La resa è ottima. Non posso dire quanto sia la resa in rapporto con le botte, perché a questo giro non ne ho prese sulle gambe, ma aspetto altra occasione per provarli. Da sistemare la posizione di cosciali e schinieri in modo che non si spostino durante l’azione. Da valutare l’applicazione di un ginocchiello di metallo. La posizione della cintura proprio sul bacino stranamente non da né fastidio né intralcio.

Devo dire che sono molto soddisfatta per questa prima prova e che mi da modo di pensare a come migliorarli o fare altre imbottiture sagomate su di me (e sui miei), quindi molto più comode e funzionali in ottica di un modo di combattere non figurato, ma in libera e sempre più impegnativo.

Il mio abito duecentesco

Ricostruire significa capire, vedere, provare, sbagliare.
Ricostruire significa anche innamorarsi di un particolare e volerlo fare proprio, magari non un semplice modellino, ma una versione personalizzata.
Uno dei punti di riferimento di moltissimi rievocatori duecenteschi è la Bibbia Maciejowski, manoscritto francese del 1250 di una importanza fondamentale per le scritte in 5 lingue, ma soprattutto per tutta una serie di dettagli di abiti, oggetti, armi e armature che pochi altri manoscritti hanno.
Di certo questo manoscritto non è la prova lampante che tutta Europa avesse gli stessi oggetti e abiti, ma di certo è il miglior esempio per ricostruire un periodo e una regione, ma anche per partire per ragionare anche sulle altre regioni.
Per questa ragione essendo la Mansio Templi Parmensis sì un gruppo di templari e famiglia templare di origine italiana, ma come si evince dall’ordine stesso non monolitica né nello spazio né nella composizione delle persone che ve ne fanno parte. Quindi prima che qualcuno protesti e metta il ditino dove non dovrebbe, il nostro ragionamento di gruppo e di ricostruzione ci ha permesso di integrare la specificità italica del nord con elementi della Terrasanta (visto che nello specifico il gruppo rievoca la vita proprio in quelle zone) con presenze europee varie ed eventuali.
Ecco perché il mio abito da civile proviene proprio dalla Bibbia in questione.
Nello specifico di questa immagine è l’abito centrale, quello con guarnacca azzurra con abito bianco sotto, ma soprattutto con le maniche aperte e lasciate cadere dietro le spalle per poter lavorar meglio.
Ed ecco la mia ricostruzione.
Un grazie a tutti i fotografi che mi hanno permesso di farvi vedere il mio lavoro (nell’auto scatto ancora non sono brava) durante la manifestazione “Assedio di Brescia A.D. 1238”.
foto di Luca Verzeroli
foto di Luca Verzeroli
foto di Riccardo di Filippo
La scelta di questo tipo di abito, fra tutti quelli mostrati nel manoscritto, è dovuta essenzialmente al ruolo che ricopro nel gruppo. Non sono una nobildonna, ma faccio parte della famiglia del Tempio e quindi lavoro per esso pur non essendo di basso rango.