Mansio on Tour: Bologna 28 dicembre 2013

E’ un po’ che non mi faccio sentire, ma credetemi che non mi sono dimenticata di voi.
L’anno 2013 per la Mansio è stato faticoso e impegnativo, ma ricco di gratificazioni e di gioie (anche inaspettate) e devo dire che sono contenta per come è andato, ma ancor più sono emozionata per come dovremo impegnarci per il prossimo anno (tante sorprese che non vi dirò ora, anche per scaramanzia). Ecco perché la mia assenza è dovuta alla necessità di staccare il cervello per poter ricaricarlo. Ovviamente i progetti e i lavori sono continuati in questi mesi, ma ne parleremo quando avrò tirato un po’ le fila dei vari discorsi.
Una bella riscoperta è il progetto: Mansio on Tour. Affidato nelle capaci mani di Dark Alice, so che finalmente posso godermi ogni uscita extra rievocazione senza l’ansia di doverci mettere una pezza.
Quindi chiudiamo l’anno con una bella gitarella a Bologna, complice anche la promozione dei musei statali gratis. La nostra meta è stata la pinacoteca nazionale. Nel mezzo ci siamo persi per Bologna, abbiamo fatto la maratona fra la Chiesa di Santo Stefano (la chiesa delle sette chiese) e la Chiesa di San Petronio, fermandoci a mangiare in una trattoria lucana (!) buonissima. Prossima volta però ci facciamo portare in un posticino tipico perché io necessito mangiare bolognese.
Gironzolare per la città ci fa bene, anche perché Bologna per quanto abbia perso totalmente il suo accento (e per me è un dolore che non vi so descrivere) ci accoglie ancora con le sue bellezze.
Ti fermi, quando è possibile, a pensare come dovesse essere Bologna nel 1200 con tutti i suoi portici, con le chiese che spuntavano dietro a ogni angolo. Immagini abiti, musiche, sapori, colori. Tutto sta nella testa di noi rievocatori mentre ci giriamo attorno, mentre attraversiamo stradine e vicoli, mentre ci soffermiamo a guardare palazzi e finestre che nascondono il loro passato.
I miei ricordi personali si mischiano con gli studi, pensieri che pensavo sopiti riaffiorano e strappano un sorriso anche se carico di nostalgia. Bologna è ancora la grassa, ma anche l’accogliente, forse poco la dotta (anche se spero che questa sua anima sia ancora conservata da qualche parte).
Ogni dettaglio è frutto di ragionamento. Non possiamo fare a meno di parlare, chiacchierare, ma di scambiarci libri, informazioni, commenti. E’ così quando andiamo in giro: siamo dei simpatici cialtroni, ma anche dei rompiscatole puntigliosi e divertenti.
Bologna ci sorprendo con i suoi vicoli nascosti e sotto Natale mostra alcune sue meravigliose chicche.
La Pinacoteca Nazionale si è fatta un po’ desiderare, complice il sole e noi che ci siamo persi in centro, ma soprattutto il fatto che anche in quella giornata, che era una apertura straordinaria e gratuita, si facesse negare alla mattina. Beh, alla fine ci è andata bene perché ci hanno raggiunto gli altri due bolognesi e siamo potuti entrare tutti insieme.
Il museo è in una magnifica struttura antica, ristrutturata e fruibile un po’ da tutti, anche se non ho capito dove fossero i bagni e se c’erano gli scivoli ovunque.
Mi aspettavo di più visto che nella prima sala (che è in realtà il corridoio e devo dire un po’ abbiamo bloccato il traffico dei turisti visto che erano presenti i pezzi del 1200) si trova un’installazione molto interessante:
L’opera di Vitale da Bologna in originale a destra e in riproduzione tattile al centro.
L’idea di poter toccare i dipinti è qualcosa di innovativo nel nostro paese e come ci ha dimostrato anche la Pinacoteca di Bologna ancora non capito, visto che quella era l’unica opera che abbiamo notato con trasposizione. Ovvio che non si può ridurre tutti i dipinti, visto che la spesa sarebbe ingente, ma così allontaniamo un sacco di persone e rendiamo ancora una volta i musei come dei luoghi inaccessibili e oscuri. Spero che sia uno sprone a fare di più per questo e per altri musei italiani.
La visita alla Pinacoteca è stata veloce, saltando alcune stanze (quelle che per noi sono come “fantascienza”), ma sui quadri a noi adatti, non vi preoccupate, ci siamo soffermati moltissimo e abbiamo discusso, fotografato, cercato di entrare nei dipinti, ragionato e disturbato gli altri turisti. Vorrei dire che mi dispiace, ma non più di tanto.
Spero di poter utilizzare le altre foto per fare dei post interessanti da farvi leggere.
La giornata è stata troppo breve per tutto quello che volevamo vedere e San Petronio ci accoglie sul far della sera, mentre in piazza si stanno allestendo i divertimenti per la notte di San Silvestro. La messa (alle 17? Non me la aspettavo) ci fa da sottofondo, mentre un’ottima audioguida (al modico prezzo di 2 euro) ci permette di ben capire i dipinti della cappella Bolognini (peccato non aver potuto fare le foto):
http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Petronio
E’ un vero spettacolo e per noi rievocatori è spunto di curiosità, interesse e confronto anche se non è del nostro periodo e quindi non c’è direttamente utile. Se fossi nata e cresciuta a Bologna col cavolo che facevo il duecentesco! Damascati e tessuti quattrocenteschi come se piovesse! Ci sono dipinti meravigliosi che sono una vera enciclopedia della moda, con tantissimi dettagli e curiosità.
Bella davvero Bologna rinascimentale, inaspettata in confronto alle pur note Mantova, Ferrara e Firenze.
La sera alla fine ci accoglie e dopo un aperitivo ristoratore, tante risate e tante chiacchiere, il treno ci aspetta per tornare a casa.
Salutiamo gli amici, salutiamo la città e mentre l’anno finisce noi ripercorriamo stanchi e felici la giornata, facendo a ritroso la strada che ci ha portato in terra felsinea.
Alla prossima Bologna, abbiamo un sacco di altre cose da vedere e da studiare.

Bardi: un giorno da medievale. Tanta didattica a ritmo continuo

Dopo qualche giorno dall’evento, posso dire che ne siamo usciti splendidamente vivi.
L’evento di Bardi è stato impegnativo, stimolante e faticoso. Mentre a giugno eravamo relativamente in pochi (solo la Mansio Templi Parmensis e pochi amici di altri gruppi) e poco si poteva allestire, ma splendidamente abbiamo fatto tutto, questa volta eravamo in tanti, più gruppi (Grifoni Rantolanti, Militia Sancti Micheli, Civitas Zumellarum, La Compagnia della Rosa) e poche teste pensanti (non che le altre non lo siano, ma i coordinatori devono essere per forza pochi se no è il caos).
Ricostruire l’interno di un castello medievale è il sogno di moltissimi rievocatori del periodo non solo perché con l’età la voglia di stare alle intemperie scema, ma anche perché un castello ti permette di fare e ricostruire cose e situazioni che non sono fattibili in campo.
Prima di tutto le botteghe, le stanze, la cucina attrezzata; poi i vari amministratori, ufficiali, mercanti o semplici uomini e donne. Ti si apre un mondo di possibilità che sarebbe veramente bello poter cogliere al balzo, e mentre noi rievocatori siamo pronti e desiderosi, ci chiediamo se lo siano anche i veri amministratori di questo nostro patrimonio artistico così ampio.
Come sapete il mio pallino è la divulgazione, soprattutto in ottica diversa, moderna, fruibile, ma storicamente corretta e questo evento è stato davvero questo. Non mi lodo e non mi imbrodo, come si suol dire, ma lo abbiamo visto nell’affluenza (considerando che c’era da pagare un biglietto d’ingresso); dalle persone che si sono fermate a vedere, a chiedere, a curiosare; dai bambini che al massimo sbuffavano per andare a vedere altre cose nel castello oppure che tornavano anche da me per farsi insegnare qualcosa, per imparare; dalle mamme che chiedevano chi siamo, cosa facevamo e che, sì!, ci avrebbero fatto pubblicità anche nelle scuole. Quando sei in rievocazione hai un pubblico vario e molto spesso svagato, ma a Bardi c’è stato qualcosa che ci ha stupiti e stimolati tutti.
Ognuno di noi aveva la sua stanza che condivideva con un compagno di lavoro in modo che non fosse da solo e in caso di bisogno, o di turno cibo, la stanza non venisse abbandonata. Io per la seconda volta ho potuto allestire un’ipotetica bottega da sartoria. Al di là che per tutta una serie di cose non abbiamo ancora gli arredi storicamente corretti (ma incrociate le dita perché se le amministrazioni capiscono…) e quindi abbiamo fatto quello che si poteva con quel che si aveva; al di là che la nostra filosofia non sia quella di fare un modellino ma di cercare di personalizzare nei limiti dei possibili per rifar rivivere non il personaggio medio medievale, devo dire che la stanza faceva il suo effetto di verosimiglianza.
Ecco quindi la bottega della moglie di un sarto in ascesa economica.
Vestiti sparsi, oggetti, stoffe su panche, appese ai muri, sui tavoli per far vedere al compratore tutto quello che può offrire.
Essere pronta a qualsiasi richiesta
o semplicemente dedicarsi a progetti e lavori che poi arricchiranno le case dei nobili.
Ricostruire questo ipotetico personaggio mi ha permesso di poter spiegare in modo più ampio, tridimensionale la vita che girava attorno a un semplice abito: la lavorazione delle stoffe, la tintura, il significato dei colori, l’importanza del racconto che si ricama, del lavoro dell’apprendistato e delle donne, della vita dei mercanti (e poi non c’era tempo per parlare delle corporazioni e della politica).
Vedere che negli occhi della gente quella stanza raccontava un mondo vivo, fatto di persone e di fatica e non un semplice compendio di date e di numeri, è stato per me un fatto nuovo.
La didattica “libera” si è svolta tutto il giorno a ritmo continuo lasciando che le persone entrassero ed uscissero dalle stanze incuriositi. Chiacchierare di Storia partendo da un abito e da una semplice domanda permette di seguire il flusso di pensiero della gente che magari la Storia l’ha solo studiata sui libri e nessuno gliela ha fatta amare.
Visita guidata al castello con doppia spiegazione: una guida per il castello e noi tutti per i dettagli di vita quotidiana. La gente era così numerosa che nel pomeriggio abbiamo dovuto separarla in due gruppi.
La cosa difficile è che in 5 minuti bisogna dare loro nozioni e stimolarli a volerne sapere di più.

Vedere che le bambine, quelle stesse bambine che nella loro vita giocano cantano urlano e si fanno belle come le loro compagne, rimangono affascinate dal ricamo (e proprio da me, a cui non mi sarei mai data così credito) e vogliono imparare, capire, vedere, provare anche se hanno paura dell’ago.

Telaio tondo piccolo, non filologico, ma utilissimo per poter far capire meglio alle bambine come si lavora.

 

Vedere i bambini affascinati mentre gli spiego perché sto ricamando un bestiario, che cosa sia un bestiario e vedere che anche loro come i nostri avi hanno gli occhi che si illuminano a pensare che potrebbero incontrare un drago (anzi che un dinosauro è un po’ un drago), che potrebbero andare a caccia dell’unicorno e che la balena è un grosso pesce (anche se sanno benissimo che è un mammifero, anche se i più piccoli non riescono a dire “cetaceo”) e che potrebbe portarli in giro per il mare.

La giornata è stata fisicamente stancante, ma emotivamente e mentalmente stimolante.
Ringrazio tutto il mio gruppo che dopo tanti anni di convivenza ragiona come un sol corpo in cui ognuno di noi è un elemento: funzioniamo insieme, ragioniamo nella stessa direzione, ma ognuno sa cosa deve fare. Abbiamo fatto un ottimo lavoro che è solo la prima pietra, speriamo. Grazie.
Ringrazio tutti gli altri rievocatori, gli Amici che la Storia ha unito, per aver appoggiato il nostro progetto e per averci partecipato con entusiasmo e attenzione.
Grazie al castello con il suo fantasma silente, con la cooperativa Parmigianino e con il comune e i vigili per i permessi (autorizzazioni, permessi transito, palestra) per averci permesso di realizzare un piccolo sogno.
E in fine un grazie ai fotografi Marco Elli, Luca Verzeroli, Roberto Fusconi e Monia Boscolo a cui abbiamo chiesto l’immane compito di documentare tutto quello che facevamo, di vederlo attraverso i loro occhi e di poterlo raccontare a voi anche con le immagini.

Fratelli in copertina

Post auto celebrativo che scrivo ridendo, ve lo dico.
Questo perché, malgrado mi renda conto che 11 anni di rievocazione e di studi e ricostruzioni abbiano diritto di ottenere riconoscimento pubblico, mi sembra molto strano quello che è successo nell’ultimo mese.
Ma andiamo con ordine inverso.
Il primo fine settimana di maggio siamo andati a Bardi per fare le foto con Balossini (e ve ne avevo anche già parlato con tanto di pubblicazione di foto e post emotivo sul gruppo) e la vera motivazione era aiutarlo per fare un servizio fotografico ad uso e consumo di Focus: di certo per la copertina e poi chissà.
Abbiamo fatto e rifatto le stesse inquadrature con diversi di noi (tutti i ragazzi ovvio, perché quando si parla di crociate, templari e compagnia cantante il mondo era solo maschile. Vabbè la polemica la posticipo a data da destinarsi), divertendoci malgrado la fatica, perché tutto è stato molto leggero e c’era anche molto spazio per fare battute e prenderci in giro. Alla fine della sessione fotografica ci siamo lasciati con il dubbio e con la scommessa che chi sarebbe andato a finire in copertina o pagava da bere a tutti oppure gli si offriva da bere ma lo si prendeva in giro per un anno (che poi un anno per noi è sempre una presa in giro bonaria per mille anni!).
Ieri finalmente il responso!
And the winner is…mio fratello! Il Maresciallo del gruppo.
http://www.focus.it/edicola/focus-storia/81_70891_C42.aspx
Grande, grosso e cattivo, con lo sguardo penetrante e che sembra dire “Attento che arrivo!”.
Come al solito viene bene in foto e vestito da templare rende benissimo. Negli archivi Mansio ho un sacco di foto sue fatte dai fotografi più disparati e viene sempre bene.
Mentre io ho sempre facce assurde ed espressioni da cartone animato (ma perché poi?) lui è sempre bello e affascinante. Uffa che noia!
Che volete farci lui è fotogenico e io molto di meno, ma molto di meno.
Comunque vi consiglio di andare in edicola e prendere Focus perché la foto merita davvero (gli articoli non so perché non li ho ancora letti, ma sembrano mediamente normali per una rivista non per specialisti) e dentro c’è un’altra foto di mio fratello.
Ora però tocca a me e malgrado la notizia sia uscita prima della rivista, il libro uscirà a luglio.
Grazie all’amicizia con Enzo Valentini ho “permesso” (mi fa piacere lo ammetto) che usasse una foto di Balossini (sempre lui!) fattami a Mantova l’anno scorso, per la copertina di un libro sugli abiti medievali.
http://www.penneepapiri.it/home.html
Sono perfezionista e ipercritica su di me, ma quando ho visto questa foto me ne sono innamorata.
Sinceramente avrei preferito che io fossi meno in prima piano (scusa Enzo, ma capiscimi) perché si vedeva di meno il broncio mentre ricamo e litigo con il filo e perché si vedeva di più la tenda, ma se l’editore ha scelto così mi inchino alle sue scelte.
Con il senno di poi avrei messo l’abito in altra maniera perché non si vede che ci sono le maniche aperte come è riprodotto nella Bibbia Maciejowski, ma va bene lo stesso.
Ora non vedo l’ora di averlo fra le mani per poter ridere come una scema come faccio ogni volta che vedo questa foto.
Ritornando seri sia io che mio fratello abbiamo riconosciuto, fra le risa e il piacere di essere in copertina, che senza il lavoro di gruppo con la Mansio Templi Parmensis non saremmo qua e che con tutti loro va condiviso l’orgoglio e la gioia di questi piccoli risultati. Grazie ragazzi perché tutta la fatica fatta insieme sta dando buoni frutti per tutti, perché dietro a un abito, una tenda, una ricostruzione ci siamo tutti, con le proprie capacità personali, fra sbuffi e condivisioni.

Soddisfazione ed emozione

Scusatemi sin dall’inizio se questo post sarà un po’ emotivo e sdolcinato, ma ogni tanto capita di potersi fermare e guardare con occhio soddisfatto il proprio lavoro, personale e di squadra.
Sabato e domenica con la Mansio abbiamo fatto un servizio fotografico con il fotografo Camillo Balossini che conosciamo da 3 anni e con cui abbiamo già avuto occasione di lavorare e di farci fare delle foto.
Di solito però eravamo in rievocazione, coi tempi risicati, con le situazioni un po’ ballerine, con l’attenzione altalenante perché tante sono le cose che devi gestire.
Questa volta invece ci siamo presi un fine settimana intero (in cui negli ultimi anni eravamo di solito impegnati in Francia, ma quest’anno La Barben è saltata lasciando noi e i Grifoni nella completa desolazione) e siamo andati al castello di Bardi.
Il risultato di due giorni di lavoro, risate, fatica, casse spostate a destra e a manca, vento e pioggia è stato veramente mirabile.
Lunedì quando Camillo ha postato su fb alcune foto, lo ammetto, mi sono venute le lacrime agli occhi.
Due cavalieri templari e il cappellano del Tempio
Sergenti templari in pausa
Vedere nero su bianco, o meglio colori su colori, e vedere come il nostro lavoro collettivo di ricostruzione e di sperimentazione abbia dato un risultato ottimo, esaltato dalla professionalità di un fotografo molto bravo, mi ha fatto capire tante cose:
-prima di tutto che non abbiamo sbagliato a fare quello che stiamo facendo;
-secondo che io non ho sbagliato a fare quello che sto facendo;
-terzo che malgrado il tanto lavoro che io credo si debba ancora fare, siamo arrivati a un buon punto di riferimento e le lodi che ci fanno non sono più per darci il contentino.
Sì, lo so, ho chiuso la modestia nel cassetto.
Lo ammetto.
Ne sono conscia e non mi interessa.
Le foto rivelano un gran lavoro.
Templari e Turcopoli che decidono la miglior strategia di battaglia
Turcopoli che difendono il castello dei franchi
Rivelano tutte le discussioni, i libri aperti e chiusi, gli errori corretti, gli oggetti rifatti.
Rivelano lo studio su quello che si trova, su quello che si deve capire, su quello che si deve intuire.
Rivelano le risate, le gite fuori porta, i tanti “secondo me”.
taverna
angolo femminile e giovane ragazzo annoiato
infermeria del castello franco: il cappellano controlla il ferito e le donne, fra cui una suora, si danno da fare per curarlo.
Queste foto non sono né un inizio né una fine di un lavoro, sono solo un punto di intermezzo che di sicuro segna un punto importante nella storia del nostro gruppo.
Sono un bello stimolo.
Non è scontato il ringraziamento a tutti coloro che sono potuti venire a fare le foto, ma anche a quelli che non sono potuti esserci, ma che ogni volta che c’è da fare sono presenti col corpo e con la mente e danno il loro contributo.
Un grazie a Camillo Balossini che ci ha fatto queste e altre stupende foto e che le ha pubblicate immediatamente su fb il giorno dopo per colmare la nostra curiosità.
Aspettiamo di vedere le altre a tempo debito.

Secondo Stage Scherma Medievale con la Mansio

Di questo secondo stage non ho foto da postare, visto che causa spostamento della data pochi sono riusciti ad esserci.
Comunque abbiamo ben lavorato.
Il Maresciallo ha fatto un corso intensivo a fratel Rolando dalle 10 alle 16, tolta la pausa pranzo; ed io ho insegnato tutti i colpi alti ai novizi.
Mi è piaciuto notare come a distanza di un mese le cose fossero rimaste in mente e malgrado la stanchezza mattutina e la coordinazione, si è potuto aggiungere materiale e provare molte più cose.
Lavorare in modo organico mi ha fatto capire come sia per i novizi più comprensibile:
colpo x dritto e roverso; risposta/difesa y dritta e roversa.
Quello che mi ha sorpreso maggiormente è stato notare che al pomeriggio messi l’uno contro l’altro a coppie si rendessero conto da soli dove sbagliavano.
Facendo un paragone con noi veterani, trovo questo approccio all’esercizio schermistico molto stimolante non solo perché permette di far capire meglio il gesto, ma anche per notare che le cose non si fanno passivamente ma si cerca di ragionare.
Tutti i nostri allenamenti settimanali hanno una componente fisica e una componente teorica: essendo in pochi il Maestro può seguire con attenzione ognuno di noi e notare errori e potenzialità. In più è assolutamente interessare come ognuno di noi ragioni in modo differente in base alle proprie capacità fisiche, costituzione e “mentalità bacata”.
Vedere questo ragionamento nei novizi è stimolante e mi spinge maggiormente non solo a cercare di capire per divulgare al meglio e cercare dall’inizio a non avere difetti grossolani, ma anche a capire meglio il gesto atletico non visto in senso teorico ma pratico.
Vedere di fronte a noi un avversario e non un nemico è un cambio mentale importantissimo perché si elimina la scarica adrenalinica negativa (fatta per fare male), preferendo quella costruttiva che attiva muscoli e cervello.
Il secondo stage è stato comunque costruttivo e impegnativo e l’allenamento di ieri sera è stato massacrante per me e il Maresciallo, dovendo seguire i ritmi di coloro che non hanno potuto esserci e quindi erano freschi.
Tante domande sono venute fuori, ma anche tanti stimoli.
Prossimo step è far analizzare dal Maestro i filmati della volta scorsa e confrontarli con quelli che faremo al prossimo allenamento settimanale.
Abbiamo veramente tanto lavoro da fare, anche a livello fisico e atletico, che malgrado le passeggere incavolature c’è solo da essere positivi e stimolati.
Indicativamente il 21 aprile avremo il terzo stage.

Seconda conferenza Mansio Templi Parmensis

Mentre la prima conferenza è stata tempestata da una bufera di neve, la seconda è stata invece rallegrata dal sole e da un caldo inatteso.
Per fare arrabbiare, ma con affetto, il mio amico Enzo Valentini gli imputo la colpa del maltempo e degli sconvolgimenti storici, mentre la dottoressa Cerrini porta con sé il sole.
Questa seconda conferenza vede alcune defezioni importanti visto che lo Duca Nostro è stato colpito dal morbo influenzale e ha dovuto cedere il passo a noi “giovincelli”. Con patema d’animo e un bel po’ di agitazione (più o meno immotivata) io e il Rino ci siamo accollati gestione, coordinamento e compagnia per la dottoressa.
Ammetto con mia enorme gioia di aver potuto trascorrere una paio d’ore di chiacchiere con la dottoressa Cerrini la quale non solo si è dimostrata molto aperta e disponibile, ma soprattutto motivatrice e stimolante nel suggerire iniziative da proporre con la Mansio. I suoi consigli rivolti a me personalmente rimangono nella testa ben fermi e di certo sono stati più importanti di tante parole sparse da altri.
Ma torniamo alle conferenze che è meglio!
Questa seconda conferenza verteva sul nuovo libro “L’apocalisse dei templari”.
Per me è stato un onore essere la presentatrice della dottoressa Cerrini.
Ringrazio pubblicamente il Rino per avermi permesso di farlo
 e soprattutto per la motivazione che lui mi ha dato.
La dottoressa Cerrini si è specializzata nell’analisi della storia del Tempio a valutare e a riferire quanto essi fossero figli del proprio tempo e nello stesso profondi innovatori della Storia.
Attraverso la spiegazione degli affreschi della chiesa di San Bevignate a Perugia, ella ci fa scoprire come i rozzi cavalieri templari dediti all’intolleranza, all’omicidio e alla ricchezza (tutte teorie continuamente divulgate da chi non sa nemmeno cosa sia un testo storico vero e lo studio di esso), fossero invece dei fini teologi, laici, figli della loro classe sociale ma aperti al confronto.
Vi posto la sua intervista al blog mangialibri per farvi un’idea maggiore della sua passione e studio dell’ordine del Tempio: http://www.mangialibri.com/node/3210
Gli affreschi di San Bevignate sono importantissimi per alcuni motivi:
1. si trovano in Italia e questo spiega con molta chiarezza a tutti i sordi che la presenza templare nel nostro suolo fosse una cosa comune e ben integrata nella società;
2. si possono vedere immagini di fratelli templari in tenuta da combattimento come da pace nella mansio;
3. sono immagini della fine della storia e quindi si possono ben paragonare a quelli di Cressac che invece sono all’inizio della storia dell’ordine (anche se alcuni iniziano a dubitare che possano essere templari, per ora gli studi li catalogano come templari);
4. sono un racconto teologico a noi poco chiaro (ma attraverso il libro della Cerrini assolutamente comprensibile), ma per quel tempo comprensibilissimo.
5. ci raccontano non solo la storia di un ordine religioso-militare (e questa definizione è molto più corretta di monastico militare), ma anche di come si diventava santi nel medioevo: di san Bevignate si sa pochissimo e soprattutto nulla di certo della sua storia terrena;
6. i dipinti sono perfettamente coerenti con la Regola e quindi smentiscono ogni forma di eresia imputata a tutto l’ordine non solo al processo, ma anche da tante trasmissioni di pessimo gusto storico.
Per tanti anni la chiesa è stata chiusa e solo da un paio, credo, è di nuovo visitabile.
In questo sito ci sono le direttive utili per poterlo visitare:
http://turismo.comune.perugia.it/news.asp?id=584
Se passate da quelle parti non lasciatevela scappare, ma soprattutto leggetevi il libro perché gli affreschi purtroppo sono mutilati e quindi si possono perdere dei dettagli molto utili.
La conferenza è andata bene, con una buona affluenza di pubblico. Purtroppo per una questione (corretta) di gestione dei tempi ci è stato impossibile offrire al pubblico la possibilità di fare domande: 1 ora e mezza abbondante è troppo poca quando si ama una materia e si vuole dire il più possibile.
Per noi della Mansio è stato comunque possibile continuare a fare domande a cena: una piacevolissima serata che speriamo di poter replicare quanto prima.
Neanche a farlo apposta siamo stati a mangiare allo stesso tavolo della volta scorsa.

Prima conferenza della Mansio Templi Parmensis

Da almeno due anni se ne parlava, ma le occasioni, le possibilità, l’incastrare i singoli elementi ci hanno impedito di realizzare quello che volevamo. Almeno fino ad oggi.
Infatti alla fine tutti gli ingranaggi sono andati a posto e abbiamo potuto dare vita al primo ciclo di conferenze sull’ordine del Tempio.
Postazione espositiva dei libri e dell’evento
nella Feltrinelli in centro a Parma
in via Farini n.17
Ringraziamo per la collaborazione presente e speriamo anche futura
Abbiamo aperto con un amico, uno vero, uno di quelli che ha visto la Mansio nei primi anni, ci ha seguito con occhio attento per anni, ha visto il cambio di generazione, il passaggio di consegne, ma è sempre rimasto nostro amico e collaboratore. Ammetto che questa cosa ci rende particolarmente fieri ed orgogliosi.
Sto parlando di Enzo Valentini, professore ed editore della casa Editrice Penne e Papiri (non posso mettere il link del sito perché purtroppo è sotto attacco hacker e quindi non vorrei crearvi problemi. A breve spero di poter aggiungerlo), segretario della L.A.R.T.I (anche qui il sito segnala attraverso Google Chrome presenza di virus. Ma che è? Vi metto qui il loro blog.). Aspettando la fine degli attacchi (c’è del complottismo in area? Se vengo bloccata anche io sappiate che qualcuno non vuole la verità sui templari e sapete chi andare a cercare) ai siti, vi posto il blog della casa editrice pennepapiri dove leggere il suo post sulla conferenza.
Correlatore il nostro Commendatario (sì Duca Nostro, tutta la pappardella del titolo che ti sei dato la salto volutamente) fratel Giovanni della Verrucola:
Titolo della conferenza che ha aperto il ciclo è stata: “Nascita, vita e morte dell’Ordine del Tempio”.
E’ stata una nota introduttiva alla storia del Ordine del Tempio tanto per far capire meglio molti passaggi, togliere dubbi, smantellare errori grossolani (sempre grazie Voyager per rendere il nostro compito difficile e faticoso) e instillare la curiosità ad andare a leggere i libri seri sull’argomento.
Purtroppo l’annunciata bufera di neve ha sconsigliato e scoraggiato molte persone e quindi il pubblico era scarsino, ma per fortuna interessato e con poche ma corrette domande.
Comunque grazie all’eloquio fluente e accattivante devo dire che abbiamo provato tutti l’emozione di essere cacciati dalla Feltrinelli, visto che siamo rimasti oltre l’orario di chiusura.
Questo magari è stato un campanello di interesse per il direttore della libreria a non lasciarci sfuggire un’eventuale collaborazione futura con altre conferenze e argomenti.
Come è tradizione della Mansio dopo le grandi rievocazioni, le piccole rievocazioni, ma anche le medie rievocazioni, o dopo i grandi piccoli medi eventi, o durante le gite, insomma dopo ogni cosa che si fa insieme faticando, ma anche divertendoci, si finisce sempre a mangiare.
Una foto che racconta molta della storia della Mansio con i fondatori che per quanto abbiano abbandonato il campo ci seguono e ci sostengono con amicizia e affetto, la vecchia guardia che tira volentieri la carretta e gli amici sostenitori come Enzo. Grazie a tutti e speriamo di rivederci in primavera. Vero Enzo? Lo hai promesso.

"1° stage di Scherma Medievale" Mansio Templi Parmensis

Sono anni che ci pensiamo, o meglio che alcuni di noi insieme al maestro Marco Melli ci pensa e sogna e valuta e pensa. Alla fine bisogna saltare il fosso e buttarsi. E noi ci siamo buttati.
Premetto che nessuno di noi si reputa un maestro, tanto meno un insegnante; solo Marco Melli può fregiarsi il titolo essendo un vero maestro di scherma del club scherma “La Farnesiana” e ha una pazienza infinita nel voler ragionare con noi di scherma medievale, di scontro credibile in rievocazione, di gesto atletico e non scenografico. Sono anni che pochi arditi si allenano tutte le settimane con lui da settembre a maggio (poi c’è il periodo intenso rievocativo e il caldo estivo, quindi pausa), in armatura per 1 ora e mezza. Arditi e veterani oramai.
Anni a passare a vedere i filmati della scuola di Digione, dove si fa un fine settimana all’insegna di teoria e pratica schermistica medievale, con insegnanti di arti marziali e di scherma, alla fine ha portato a fare il salto.
Premetto prima di eventuali fraintendimenti: lo stage non è un modo per dimostrare agli altri “quanto siamo bravi! Quanto siamo belli”, no! Serve al gruppo della Mansio di trovarsi un giorno utile, la domenica, per fare un po’ di esercizio insieme, ma soprattutto serve al confronto con gli altri rievocatori, anche di altre epoche, per capire, valutare, imparare, provare e sperimentare.
A mio parere non esiste una sola scuola di scherma che ha la Verità in tasca e si possa permettere di dire “si fa così”, ma come tutti gli altri aspetti della ricostruzione, ci sono interpretazioni e sperimentazioni continue.

Detto questo la cronaca della giornata è spiccia.
Ritrovo nella palestra Negri a Parma ore 9,30 circa, mentre la pioggia pian pianino si trasformava in neve; ore 10 inizio con il riscaldamento muscolare sotto la guida del Maresciallo (al secolo Claudio Casti, nonché mio fratello); poi divisione dei presenti fra esperti e novizi e via andare con l’allenamento fino alle 17. Bhe ovvio abbiamo fatto una lunghetta pausa pranzo, però niente stravizi e niente svaccamenti.

Metto sulla bacheca dei miei piccoli risultati il fatto che sta volta a me e a Giovanni sono stati affidati i novizi. Per la prima volta mi viene riconosciuta l’esperienza e anche un minimo di maturità per poter passare i primi rudimenti. Ovvio non mi sento nessuno, anzi ho tanto da imparare, tanto da sperimentare, ma sono fiera di me e questo è un bene per l’autostima.

Gli esperti invece sono stati seguiti dal Maresciallo, il quale ha insegnato tutte le mosse e contromosse che il maestro ci insegna ogni lunedì, ai veterani presenti.

E così la mattinata è volata via coi fondamentali, mentre al pomeriggio mentre si aggiungevano pezzi per la coordinazione e attenzione per i novizi, gli esperti si sono dedicati al combattimento: duelli a tempo.
Tre minuti senza interruzione da parte dell’arbitro, ma senza vincitori questa volta, l’importante era imparare a gestire il tempo e soprattutto le forze. L’esercizio ha dimostrato quanto l’adrenalina ottenebri il cervello facendo sfiancare quasi tutti i combattenti in preda all’euforia. Siccome i combattimenti sono stati in due tornate, alla seconda sono stati tutti un po’ più accorti e tranquilli.
Primo giro:
Nicola vs Folco
Rolando vs Saetta
Maresciallo vs Donner

 Gli esperti dopo il primo giro di combattimenti a tempo sono bellamente distrutti. Per affetto nei loro confronti non metto altre foto della loro difficoltà di ripresa.

Secondo giro:

 Folco vs Maresciallo

Donner vs Saetta 
Rolando vs Nicola
E dopo il secondo giro, riposo e tante chiacchiere e confronti per sapere come era andato.
La mia impressione, per quanto io veda che sempre prima i difetti, è stata assolutamente positiva: i novizi si sono divertiti e gli esperti hanno provato a mettersi in gioco. 
Ecco il gruppo completo, anche se mancano tutti gli amici che ci hanno aiutato in questa giornata facendoci un sacco di foto e video (che tanto ci serviranno per migliorarci e anche un po’ per farci della pubblicità), ma soprattutto per aver risposto a ogni nostra richiesta. Un grazie grosso a tutti loro di cuore!
Questa è la prima foto, la prima recensione, la prima di una lunga serie spero, dove ci auguriamo di aumentare di persone; di avvicinare le persone a questa disciplina sportiva non solo per la passione storica; di confrontarci sempre più con altri rievocatori, sperando anche che altri maestri di scherma vogliano mettersi in gioco e confrontarsi fra loro.

Per chiunque volesse avvicinarsi a noi, alla rievocazione o anche solo alla scherma mi contatti via email senza problemi, ma ricordatevi che il prossimo stage è già fissato per il 24 Febbraio 2013. Non perdetevelo!

Diciotto anni e non sentirli!

1 aprile 1994: nasceva da un gruppo di amici appassionati di storia e di storia templare un qualcosa che avrebbe fatto strada.
La Mansio Templi Parmensis è maggiorenne.
Mamma mia!
Che emozione!

Di quei 18 anni 10 li ho trascorsi anche io.

Ricordo benissimo la prima uscita vestita, in modo approssimativo, da sergente con i sandali tecnici nel giardino dell’abazia di Chiaravalle ad Alseno. Mamma mia quanto tempo è cambiato!

Beh sono cambiata un sacco in questi 10 anni.
Mi vesto da femmina, quando non devo essere in armi (perché a quello non voglio rinunciarvi), ma ho un abito creato dopo mille consultazioni e tanti affreschi visti.
Ora è filologicamente corretto, anche se ci ho messo qualcosa di personale.

Quanto siamo cresciuti, appassionandoci sempre più del concetto della rievocazione!
Quanti libri letti!
Quanti dipinti osservati!
Quante chiacchierate e discussioni su un dettaglio piuttosto che su un altro!
Quanti chilometri macinati soprattutto!
Dalla Francia alla Puglia, dal Friuli al Lazio, insomma sarebbero veramente troppi da calcolare.

Ma la cosa più bella sono le persone che abbiamo conosciuto, gli amici che abbiamo incontrato: quelli che ci hanno lasciato per altri cammini e quelli che camminano con noi anche adesso, quelli che ritornano e quelli che è sempre bello rivedere.
E’ stupido dire che le cose siano andate tutte bene e sempre: ci sono stati scontri, litigate, incomprensioni. Normale, un gruppo di rievocazione alla fine è una piccola società o in certi casi una piccola famiglia, ma alla fine si è sempre lottato perché le cose si appianassero e si potesse collaborare insieme. Poi se non si è amicici  con tutti, non è un problema, basta imparare il rispetto e capire quando fermarsi.

1 aprile 2012.
I nostri 18 anni li abbiamo festeggiati in Francia, in uscita a Biot. E’ stato bello poter condividere questa emozione coi nostri fratelli, i Grifoni Rantolanti, i nostri confratelli, i Blancs Manteaux , ma anche coi gli altri rievocatori dai templari tedeschi (che quest’anno si sono un po’ smollati e un po’ sorridono, anche se solo in 2 parlano. Però io li ho baciati tutti quando li abbiamo salutati! AHAHAHAHAH! Li ho sconvolti! Così imparano a salutarmi solo dopo che mi hanno visto in armi e non quando sono vestita da femmina!), ai Les Loups de Ravel (con cui ci picchiamo da qualche anno da Biot a la Barben. Bravissimi, onesti, simpatici). E tanti altri.

foto di Erich Klee
da sinistra a destra:
Erica (sorella d’arme), Trifola, Valdevit, fratel Bertrando/Broken sword, fratel Giovanni della Verrucola, fratel Donner, io, il Capitaneus, fratel Saetta


foto di Sandrine Bellosti, dei Blancs Manteaux
da sinistra a destra:
fratel Giovanni della Verrucola, fratel Saetta, io, fratel Rodolfo


da sinistra a destra:
Dome, Erica (sorella d’arme), Trifola, Valdevit, Arnaut, fratel Giovanni della Verrucola, il fratello di Marc, mio fratello, fratel Rodolfo



troppa gente da segnare, 
ma la cosa bella è stato unire Malvasia italiana, salume tedesco e erbazzoni francesi. Buona commistione.

Cosa rimane a me di tutti questi anni?
Che senza patema di passar per emotiva sono stati i migliori 10 anni della mia vita.
Mi hanno cambiata molto, imparando a cavarmela anche nelle situazioni disagevoli (dormire nei peggiori posti, con climi assurdi, lavandosi a volte poco e male); ho imparato tante cose; ho scoperto dove posso arrivare e quando devo fermarmi, sapendo che posso spostare il limite un po’ più in là; ho conosciuto amici e ho acquisito due sorelle; ho riso, pianto, gridato, mi sono incavolata, ho respirato per reprimere dolori; ho avuto mani tese e le ho tese a mia volta; ho visto posti che non conoscevo; ho scoperto che quello che amo, la Storia, non potrò mai abbandonarla e che se non sono riuscita a entrare da una porta, entrerò da un portone; ho capito che devo camminare per la mia strada e non devo farmi demoralizzare dagli altri; ho capito che la rievocazione è la cosa migliore che potessi fare. E questo è tutto. O forse no.
Perché da queste lettere nere su bianco non riesco a far capire quanto questi 10 anni siano stati davvero importanti per me e che se dovessi tornare indietro rifarei quasi tutto quello che ho fatto. Il quasi sarebbe solo per poter rimediare agli errori fatti e alle offese che posso aver arrecato agli altri. Il tutto sono tutte le emozioni che porterò sempre dentro al cuore.

Buon compleanno Mansio Templi Parmensis!
Non nobis fratelli! Non nobis sorelle!
NON NOBIS DOMINE!