"Storie della prima Parma: Etruschi, Galli, Romani. Le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche"

Chi mi conosce, sa che faccio le cose all’ultimo minuto. Non lo faccio apposta, mi distraggo, anche se mi segno le cose, anche se voglio assolutamente fare quelle cose. Mi distraggo. Ci provo a cambiare, ma sono fatta così. E anche questa volta ho dimostrato la mia abilità di razza, anche se posso dire che una vena polemica ce la devo mettere lo stesso.
Venerdì scorso, agli sgoccioli, per prendermi una salutare pausa per la schiena dalla tessitura, sono andata al museo archeologico di Parma a vedere la mostra di cui il post prende il titolo.
La mostra doveva finire a giugno, ma visto l’interesse era stata prorogata fino al 26 di gennaio o almeno io me lo ricordavo così (se guardo sui siti internet dedicati alla fine la mostra doveva finire a dicembre. Ma allora io dove ho visto 26 gennaio? Me la ricordo perché era la stessa della mostra di Botero, che invece mi sono persa), quindi quando il 24 mi sono presentata al museo archeologico e mi avvisano che si può vedere ma è in disallestimento. Perfetto: a me interessano i reperti.
Entrare al museo archeologico di Parma e vedere i reperti spostati è un’allegra novità considerando che per “decreto regio imperiale” (ok, non è vero, ma la mentalità è quella) non si può disporre i reperti in modo più consono e comprensibile per il visitatore, ma bisogna lasciare l’impostazione ottocentesca che creò il museo. Lasciamo perdere questo tipo di polemiche per ora, volete?
Quindi quando mi trovo nella sala che dovrebbe essere delle state del foro di Veleia, mi trovo una nuova installazione con luci, scenografia in legno, teche e un pannello della nostra città con le icone dei vari ritrovamenti. Interessante ed emozionante e devo dire che all’inizio mi sento entusiasta, ma poi mi guardo attorno e non vedo pannelli esplicativi se non in italiano (come al solito snobbiamo gli stranieri), e in un secondo tempo vedo le statue transennate e ammassate in un angolo della sala come se fossero in castigo. Il museo è piccolo, ma ci sono reperti interessanti quindi perché non poter usufruire con lo stesso biglietto della mostra e del museo, visto che non c’è una vera separazione? Perché, da quanto ho capito la cosa non è stata concepita in quel modo e me ne accorgo quando salgo nella sala che di solito è stata dedicata agli etruschi e ai greci: mancano delle teche e dei reperti. Non sono stati spostati altrove, né dislocati diversamente (come altri reperti), quindi sono finiti “in cantina” aspettando di tornare al loro posto. Peccato. Come al solito si pecca di cecità nei nostri musei.
entrata. Stanza del foro di Veleia.

entrata.
Stanza del foro di Veleia.

dettaglio composto della prima sala

dettaglio composto della prima sala

Mi rendo conto che le didascalie e spiegazioni (perché sono tutt’uno) sono di facile comprensione, ma non troppo esaurienti. Mi renderò velocemente conto che le mie speranze di una mostra innovativa sono state disattese. Spero che sia solo colpa del fatto che la stessero smontando (mi hanno detto che c’erano video proiettori con immagini molto interessanti).
Nella sala della Tabula Alimentaria di Veleia (spostata all’ingresso, un po’ mortificata, ma almeno visibile. Un pezzo che tutti gli appassionati di Roma Antica dovrebbero vedere e conoscere) è stata disposta la sala della vita civile e la riproduzione di uno scavo archeologico. Per quanto ritenga che lo scavo archeologico sia assolutamente interessante e stimolante, forse era troppo in quella sala e se fosse stato ridotto oppure disposto in altra maniera ci sarebbe stato spazio per un’altra teca. Anche perché senza valide spiegazioni su come e dove si fa uno scavo archeologico, poco interessa ai non interessati.
sala dedicata alla vita quotidiana etrusca

sala dedicata alla vita quotidiana etrusca

vaso

vaso

riproduzione dello scavo archeologico

riproduzione dello scavo archeologico

Nella terza sala si entra nel senso del sacro degli antichi etruschi, dei galli e dei romani. E’ la parte che mi emoziona sempre tanto e devo dire che per quanto mi sia piaciuta la disposizione, il senso di riverenza per le tombe a dolio è un po’ scemata. I reperti ritrovati sono splendidi e ho passato molto tempo, con buona pace del custode che, per non so quale insano regolamento, deve seguire i visitatori praticamente attaccato al sedere (fanno più danno le vibrazioni degli autobus che passano nella strada sottostante che fanno vibrare in modo sconvolgente i vetri delle teche). Tutto è molto distaccato e poco emozionante e se non sai a cosa servono le cose le didascalie ti aiutano a poco.

riproduzione di una sepoltura. Peccato per l'estintore, ma era impossibile non prenderlo...

riproduzione di una sepoltura.
Peccato per l’estintore, ma era impossibile non prenderlo…

tomba con i reperti

tomba con i reperti

spiegazioni

spiegazioni

I pantheon non vengono ben divisi e spiegati e nemmeno c’è una chiara divisione di epoche. La sensazione è che tutta questa gente (etruschi, galli e romani ) convivessero di colpo nella città senza colpo ferire e sempre uguali se ne stessero vicini vicini, finché qualcuno è sparito per non si sa quale motivo. Forse avrei dovuto leggere meglio le didascalie? Non credo. Anzi c’è stato un momento che non trovavo le spiegazioni dei reperti e mi sono girata attorno come una scema…
La parte della religione sarebbe stata quella più importante e interessante considerando il fatto che nel greto del torrente Parma sono state trovate una serie di statuine di foggia diversa buttate nell’acqua come offerta votiva: delfini, falli, immagini maschili, pezzi di navi, monete, strani pezzi di cuoio o stoffa (o simulavano, ma erano di altro materiale. Non si capiva bene) inscritti. Sarebbe stato bello e interessante capire come, perché, quando, chi compiva questi riti.
spiegazioni

spiegazioni

ritrovamenti in Piazza Ghiaia

ritrovamenti in Piazza Ghiaia

In questa sala finisce la mostra con altri reperti di vita quotidiana, ma che avulsi dal loro uso e significato sembrano solo stupendi oggetti incomprensibili. Non so se fosse stata prevista una guida obbligatoria che spiegasse tutto quello che a me è rimasto vagamente in ombra (e per fortuna che qualcosa ne so e qualcosa i miei amici mi hanno spiegato), non so se mancava qualcosa, ma davvero sono rimasta delusa dalla pochezza didattica della mostra. Le teche erano finalmente all’altezza di un buon museo e le scenografie rendevano tutto più accogliente ed emozionante, ma davvero non c’era una buona comunicazione per il pubblico.
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sala dei greci ora occupata dalle altre storie di Parma.

Ritrovamenti al santuario di Cerere

Ritrovamenti al santuario di Cerere

gioielli

ritrovamento dei gioielli da una tomba di mercanti

reperti di vita civile

reperti di vita civile

reperti vari

reperti vari

Quindi, per quante possano essere state le mie critiche, alla fine ho passato una interessante mattinata, mi sono goduta il museo da sola (anche se mi sono beccata una scolaresca la cui insegnante credo non abbia avuto la capacità di trasmettere nulla visto che urlava e sgridava sempre), ho potuto fare tutte le foto che volevo e cercare di capire meglio alcuni reperti. Mi sono dedicata una mattinata di cultura, riservandola alla storia della mia città in epoca antica e non potevo esimermi di prendere anche il libro della MUP proprio dedicato alla storia romana di Parma.

Il fascicolo mi è stato dato alla biglietteria del museo ed era legato alla mostra. Non è il catalogo della mostra che dovrebbe essere in vendita o all'infopoint a fianco al Regio o in libreria. In alto il librone della bella serie che la MUP sta dedicando alla nostra città. Avevo già i due volumi sul medioevo e mi sono regalata questo. Me lo merito.

Il fascicolo mi è stato dato alla biglietteria del museo ed era legato alla mostra.
Non è il catalogo della mostra che dovrebbe essere in vendita o all’infopoint a fianco al Regio o in libreria.
In alto il librone della bella serie che la MUP sta dedicando alla nostra città. Avevo già i due volumi sul medioevo e mi sono regalata questo. Me lo merito.

Mostre: Le grandi vie della civiltà (Trento)

Domenica si è chiusa questa mostra. Oserei dire che è stato un peccato che sia durata così poco (appena 4 mesi e mezzo). Io sono riuscita ad andarci sabato, ritagliandomi tempo e denaro e usandola come scusa per passare a prendere amica e poi passare il fine settimana con gli amici.

La mostra era allestita nel meraviglioso castello del Buonconsiglio di Trento, fortezza del XIII secolo rimaneggiata nei secoli, ma che si staglia imperiosa e meravigliosa in una cittadina che conserva molto del suo passato medievale (per decisione dei due componenti della spedizione, io e la hobbit, abbiamo evitato il più possibile la visita della città, rimandandola a data non troppo da destinarsi, magari anche sotto Natale, con gli altri amici, per una bella gitarella spensierata).

Fra le stanze e i piani del castello la mostra si dipana, purtroppo senza una buona segnaletica, per cui quasi subito ci siamo perse, colpa anche della meraviglia del castello che ci ha costrette a guardarci attorno e a entrare in tutte le stanze dove fosse possibile farlo. Anche perché, devo dirlo con enorme piacere, il prezzo del biglietto, comprensivo di mostra e castello, era solo di 8 €.
Ora soffermiamoci un attimo su questa cosa, perché è rara. Quando mai una mostra con così tanti pezzi, che si estende per molte sale, con teche a temperatura controllata, è costata così poco? Quando mai un biglietto singolo per due visite? A me non era mai capitato. Trento è una città civile.

Altro aspetto che mi ha fatto innamorare della gestione della mostra è stato il fatto che si potessero fare foto. Non fare foto al solo castello, ma anche a tutti i reperti esposti! L’unica accortezza era non usare il flash.
Che meraviglia!
Che liberalità!
Finalmente un venirsi incontro, anche a coloro che non possono permettersi il catalogo (costo €60. Ci stanno tutti, visto la mole, sui 600 pagine, vista la carta patinata, ma di questi tempi non sempre è possibile comprarlo), ma o vogliono avere un ricordo o vogliono poter studiare quel reperto che hanno visto e di cui necessitano per le ricerche e ricostruzioni.

Altro aspetto positivo è la gentilezza e la cordialità dei custodi i quali monitorano ogni visitatore, ma non lesinano le informazioni richieste e a volte scambiano anche qualche cordiale chiacchiera. Alla fine un atteggiamento civile e socievole è un bene raro che fa ben piacere trovare.

Questa statua di figura femminile è l’emblema della mostra.

Reperto da Pomezia (Roma), Santuario orientale di Minerva
terracotta
metà V secolo a.C.

A furia di guardare reperti e fare foto devo ammettere che mi è sfuggito il vero senso di questa mostra.
Lo spazio temporale e spaziale che ricopre è vasto e lungo.
Navicella nuragica,
da Bultei (Sassari), località Is Argiolas
bronzo
VIII secolo a.C

Erma con ritratto
da Aulio (Trento)
III secolo d.C.
La scelta dei reperti si spande in tutta la società umana sia civile, maschile e femminile, che quella militare.
Collare
da Waltershausen, Markt Saal an der Saale (Germania)
bronzo e corallo
III sec. a.C.

panoplia da un corredo funebre di ispirazione greca
da Conversano (Bari)
bronzo laminato
fine IV sec. a.C.
Molti reperti giungono da ritrovamenti in corredi funebri.
Si spazia anche nelle popolazioni.
corredo funebre di guerriero celta
da Hallstatt (Austria) tomba 994
V sec. a.C.


La vita quotidiana viene palesata nella sua tecnica, nell’artigianato, nella sua praticità, nel suo senso artistico.

da corredo funebre femminile
Matelica (Macerata)
ultimo quarto VII sec a.C.

statuetta a forma di cavallo con ruote
da Podzemelj (Slovenia)
terracotta
VIII-VII sec. a.C.


dee madri o veneri neolitiche
di varie epoche e luoghi.

bracciale
da Porto Torres (Sassari)
oro
seconda metà del III sec. d.C.
E tante altre foto sarebbero da mettere, ma non c’è spazio per un catalogo in questo blog.
Spero di poterle utilizzare in altri argomenti, visto che c’era di tutto dai gioielli agli attrezzi, alle armi e agli strumenti di tessitura, per non parlare di un reperto tessile celta.
Una mostra che è valso andare a vedere in tutti i suoi aspetti e luoghi.

Mansio on tour: Milano!

E’ passato un anno dal primo esperimento della “Mansio on tour” (Torino. La mostra sui “Cavalieri”. Dai Templari a Napoleone). La replica è stata all’altezza, anche se abbiamo cambiato città e argomento, anche se la Storia Medievale è comunque il sottofondo.
“Al-fann. Arte della civiltà islamica”.  A Palazzo Reale, proprio a fianco del Duomo, potrete vedere quanto qui introdotto.
Appena mi arriverà il catalogo mi soffermerò a segnalarvi alcuni pezzi veramente interessanti. Quello che posso dire è che non potete perdervela! Finirà il 30 gennaio e quindi non avete molto tempo…
La fortuna è stata poi la poca presenza di persone, mentre alla nostra destra il Museo del Novecento, appena aperto, vedeva una bella coda serpeggiare verso la piazza, come alla nostra sinistra per la mostra di Dalì.
Il prezzo del biglietto di €9 è più che onesto, visto il numero enorme di reperti esposti, di alta qualità. E se prendete anche l’audioguida (€5 per quella singola, €8 per quella doppia), potrete notare che a volte può essere inutile, perchè non aggiunge niente di più di quello scritto sui pannelli, ma a volte sottolinea dei particolari che difficilmente si notano.
Ottima cosa aver messo delle panchine lungo il susseguirsi delle sale, ma abbiamo notato che entrare a un certo orario può essere poco salutare…Mi spiego. Siamo entrati alle 11, 30 e ne siamo usciti alle 15. Senza aver mangiato se non per la seconda colazione all’autogrill di Fiorenzuola, quindi appena dopo Parma. Eravamo orami in crisi glicemica! Potevamo svenire…o sbranare un qualche custode. E non sarebbe stato un bello spettacolo. Perchè non fanno un punto ristoro a metà tragitto? Eravamo talmente affamati che ci siamo goduti il panino del Burger King come se fosse quasi una manna…
Scherzi a parte, il vero difetto della mostra è l’illuminazione. In certi momenti è veramente troppo debole per poter apprezzare certi dettagli (ecco che torna utile l’audioguida per sottolineare la visione di alcuni dettagli). Certo se mi avessero dato anche un panchetto per capire come uno stupendo abito orientale fosse stato cucito e con quali punti ricamato, io sarei stata molto contenta, ma capisco che le mostre non calcolano che i visitatori possano essere rievocatori. Eheheheheheh!
Un altro difetto è il bookshop. Assieme a cose interessanti, come i cataloghi delle mostre precedenti (stupendo quello dei kimono giapponesi…Purtroppo non ne ricordo il titolo…uffi!) e i libri d’argomento (ma quasi nessuno della storia medievale medio orientali), c’erano anche cose abbastanza inutili e di dubbio gusto. Nessuna cartolina. Perchè? Ricordo quando andai a Treviso a vedere una mostra sull’antica Cina, mi portai a casa delle belle cartoline sui guerrieri di terracotta, esposti nella stessa. Qui nisba! Troppo caro per le cose belle, troppo inutile per i ricordini.

Una volta fuori, le chiacchere continuano ad allietare una giornata grigia e uggiosa, ma lo sguardo si posa sul Duomo (impossibile non notarlo!). Ammetto che sono sempre stata fortunata e mi sono trovata a Milano con giornate soleggiate, quindi nel ricordo il duomo è chiaro fuori e scurissimo all’interno con maestose vetrate che filtrano la luce. Ma non è così! Il Duomo è screziato con base grigia chiara, con venature rosate. Sono rimasta sbalordita. Devo tornare a vederlo…

Torrechiara by night

Una serata diversa il 28 dicembre. Una bella serata.
Sfruttando una meravigliosa iniziativa dei musei statali (ma finiva proprio il 28), ci siamo goduti una visita guidata al castello di Torrecchiara.
Erano anni che non ci andavo.
Credo 8 dall’ultimo live di giochi di ruolo…dove nel cortile siamo stati fatti cavalieri del regno…Che ricordi! Vabbè, torniamo a noi.
Come dicevo il 28 sera, con un freddo sopportabile se ben coperti (sembravamo tutti degli esploratori del polo, fra colbacchi di pelo, guanti pesanti, magliette termiche e mille strati di maglioni e calze! In fin dei conti alla mattina c’erano stati -3°!!!!), abbiamo girato le stanze affrescate e non, visto le ultime scoperte architettoniche dovute ai restauri post terremoto 2008, osservato la piccola mostra su Renata Tebaldi e soprattuto fatti affascinare dall’atmosfera…

Il castello è ben restaurato e soprattutto non ha niente di pacchiano, avendo preferito lasciare le stanze con quello che hanno trovato piuttosto che inventarsi un arredamento medievaleggiante.
Ci sono angoli interessanti, come il forno medievale, più antico delle cucine legittime, trovato da poco e ben coservato; stanze come quella d’Oro che andrebbero ancor più valorizzate, ma che lasciano davvero affascinati; scorci suggestivi come quelli dei camminamenti. E’ vero che il castello ha poco di difesa militare, è soprattutto una dimora, ma voglio vedere io come si fa ad arrivarci e non essere visti prima!
Di notte, guardi fuori dalle vetrate e vedi la vallata che è immersa nella nebbia e segui con l’occhio le luci moderne delle case cercando di spegnerle e immaginarti come dovessero essere 500 anni fa, quando l’inquinamento luminoso non sapevano nemmeno cosa fosse.
E quando cammini per i camminamenti esterni non puoi non pensare alle scene che qui hanno girato per il film di “Lady Hawk”, che per quanto non sia filologico è una bella fiaba che si fa sempre vedere.

Sì, un castello di notte si fa guardare in altro modo!

Nota a mio parere un po’ stonata. La mostra permanente su Renata Tebaldi. Premetto che non ho niente contro la mostra o la protagonista, anzi. I castelli devono essere vivi e se non si può fare qualcosa a tema, si può anche srazzare e passare ad altra epoca. Ma quello che si fa deve essere all’altezza del posto. Non bastano i bei vestiti di scena messi su un manichino; non bastano nemmeno i 3 diorami delle scene delle opere; o 4 teche con dei gioielli di scena o meno. Bisogna rendere tutto organico, cercando di non sovrapporre nelle stanze l’architettura particolare o gli affreschi coi beni della mostra. Bisogna trovare il modo di comunicare e incuriosire qualunque turista venga al castello, anche e soprattutto il non appassionato che ne sa.
E’ difficile in questo sistema museale italiano vecchio, far capire che le mostre devono essere affascinati come un film in 3d e culturali come la Treccani.
Spero che si possa pensare meglio la disposizione all’interno del castello della mostra che rende omaggio a una grande dell’opera lirica.
Altra pecca del castello: i pannelli di 20 anni fa che sembrano provvisori, messi nella sala con le valigie della Tebaldi…Ma perchè?

So di aver un po’ demoralizzato il lettore con questa mia critica, ed è un peccato perchè la serata è stata piacevole, rilassante e divertente che ho potuto condividere con gli amici della Mansio Templi Parmensis agli ordini e all’ascolto del nostro Commendatario Maximo!
Noi però cerchiamo ancora la miglior guida su piazza….eheheheheh!