“Vikings” un altro telefilm non storico

Non amo guardare i telefilm via pc e non sono nemmeno fanatica nel cercarli sulla tv dovendo fare a botte col telecomando col resto della mia famiglia, quindi quando “History Channel” ha trasmesso questo serial io me lo sono persa, mentre tutti i miei contatti fb che lo stavano guardando lo recensivano entusiasti. Così quando rai 4 a fine maggio ha deciso di trasmetterlo in una giornata super comoda per me mi sono messa a guardare le prime puntate.

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La prima scena mi aveva rapito perché veniva rappresentato l’arrivo delle valkirie a prendere lo spirito di un eroe. Mi sono detta: “bello! Non è realistico, ma è veritiero perché questo era quello che speravano e pensavano.” Non mi importava che fosse un documentario, mi interessava che quello che veniva espresso fosse coerente. Alla fine della puntata purtroppo ho pensato che fosse un buon fantasy in salsa vichingheggiante. Una delusione, quindi.

Chi ha già letto qualche mia recensione su film o libri storici sa che purtroppo la mia deformazione professionale mi spinge a volere che abiti, estetica e oggettistica varia sia il più attinente possibile all’epoca narrata. Posso capire che è una cosa per perfezionisti, ma visto che la documentazione e lo studio sono più alla portata di mano di tutti mi chiedo che problema ci sia a vestire gli attori in modo consono. Non parliamo di teatro dove la lontananza palco-pubblico crea ovviamente dei problemi di interpretazione, parliamo di cinema: oramai ci fanno vedere anche i pori del naso degli attori!

Anche la scenografia può essere tranquillamente ricostruito in base ai reperti senza per forza dover inventare troppe cose, ma alla fine credo che ai produttori di certi film interessi veramente zero collaborare con archeologi, storici o ricostruttori. Forse rompiamo troppo le scatole? Può essere, ma questo denota che non si ha voglia di fare un prodotto credibile con una buona storia come sceneggiatura. Pazienza.

Torniamo alla storia del telefilm. O meglio no, perché ieri veniva trasmessa la terza puntata e dopo 15 minuti di cose assurde ho deciso di fare altro. Premettendo che non sono una conoscitrice della cultura e storia vichinga nei minimi particolari, quello che a pelle mi ha infastidito è che una popolazione che oggettivamente ha dimostrato di avere cultura, ingegno, spirito di avventura, sistema sociale complesso e una religione tutt’altro che semplicistica fosse rappresentata come un branco di cagnacci pronti ad accoppiarsi con tutto e tutti, senza morale, senza sentimento religioso o superstizioso (tipico di qualsiasi cultura), senza artigiani e botteghe che avessero questo nome.

Non voglio rappresentare gli uomini del nord come gentiluomini pronti a disquisire di antropologia filosofica o di quantistica, perché le cronache angle e irlandesi dimostrano la ferocia con cui attaccavano e depredavano e distruggevano soprattutto i monasteri. Non voglio nemmeno pensare che un qualsiasi paesino della Norvegia possa avere un’urbanistica simile a quella di Roma. Non voglio nemmeno minimizzare che nella società i conflitti sociali e di classe potessero essere all’ordine del giorno. Ma non posso accettare che questi girino vestiti come degli hipster coi capelli rasati alla moda, le sopracciglia fatte, vivendo in catapecchie quasi insieme ai loro animali, con costruttori di barche che vivono in mezzo alla boscaglia come dei folli, con i gioielli che “nascono dagli alberi” perché un orafo come si deve manco esiste! In “Vikings” i nostri eroi sono vestiti di pelle e con grandi pelliccioni aperti che fanno molto glam; non hanno una struttura precisa del clan, ma solo al massimo di fratelli (e forse solo di latte/sangue, eliminando tutto il concetto antico dei fratelli germani); senza problemi offrono le loro mogli agli accoppiamenti con altri uomini (e ciò è accettabile solo per mettere alla luce un complotto, ma non per la lussuria); non conoscono l’esistenza di terre all’est e l’invenzione della bussola casca dal cielo non si sa per quale motivo; il loro conte (ma veramente? Non esistevano le contee in quelle zone da quanto so, forse qui pecca di pessima traduzione) è un piccolo duce che vuole tutto per sè, decide tutto lui, sbeffeggia tutti e tiranneggia perché così gli piace.

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Mentre lo guardavo il paragone con “Il tredicesimo guerriero” (http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=29462) è stato continuo, ma impari. Per quanto anche il film non si possa considerare un documentario oppure un’opera precisa, quello che colpisce quasi tutti i rievocatori è la sensazione di credibilità di quello narrato. Vi è la religiosità, la capacità di comunicazione anche in altre lingue (bellissima la scena del vichingo e dell’arabo che parlano in latino per comprendersi), la superstizione, l’ingegneria, la voglia di esplorare il mare e di sfidarlo nello stesso tempo, la guerra e la sua arte, la protezione del clan e anche l’essere sbruffoni (non so se lo erano davvero, ma noi tutti ce lo aspettiamo).

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Nemmeno il paragone con “Vichinghi” (http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=27556) con Kirk Douglas e Tony Curtis regge, perché anche quel film, con tutti gli errori di una sceneggiatura meno accurata, ha tutta un’altra credibilità nel descrivere soprattutto la società e i rapporti sociali fra gli uomini e la legge.

Non essendo riuscita a scindere nella mia testa il fatto che non sia un’opera con almeno vaghi intenti storici, non riuscendo a prenderlo nemmeno per un fantasy (allora mi guardo con più gusto “Games of Thrones”), credo che dalla prossima settimana mi guarderò dell’altro o farò dell’altro, perché non ne vale la pena vedere uno spreco di potenzialità sfruttate per fare il solito glam-provocatorio-ammiccante-più o meno violento telefilm buono per gli ormoni degli spettatori e basta.

Postilla del 03 marzo 2015

Grazie alla segnalazione di Silvio ho scoperto questo interessante blog in spagnolo che si è occupato, con attenzione e rigore di ricerca, di analizzare e criticare tutte le serie. Vale la pena leggersi i post : Serie “Vikings” History Channel

“Il segreto di Kells” di Tomm Moore

Video

Il titolo evoca il meraviglioso manoscritto irlandese The Book of Kells che ho avuto la fortuna di poter vedere a Dublino più di 12 anni fa (e come ci tornerei immediatamente).

Il film che vedrete è il classico caso italico dove un buon prodotto che esce dagli schemi, che parla di Storia e di medioevo in modo corretto ed emozionante, non verrà mai tradotto o distribuito. Nominato agli Oscar come miglior film d’animazione (nell’anno in cui vinse “Up”, quindi un bel colosso), una grafica innovativa ed accattivante, un modo di narrare diverso dal solito. Che posso dire, godetevelo, che poi nel caso ne parliamo con calma in un secondo momento (devo ancora guardarlo bene anche io. E allora perché postarlo? Perché così almeno non ci perdiamo il link al film e in ogni momento sappiamo dove reperirlo 😉 ).

Esiste anche il fumetto (anzi credo che il fumetto sia la base da cui è tratto il film), quindi ricercatelo. Qui è uno dei link utili: fumetto de “Il segreto di Kells” . E questo il link su amazon per poterlo ordinare: fumetto su amazon.

Qui trovate un’ottima recensione sul film e su tutto il lavoro che c’è dietro ad esso: recensione sul film d’animazione.

Buona visione.

Partenza per le crociate?

Questa sera ha deciso di lasciarci Mario Monicelli, un grande regista che tanti film amatissimi ha regalato all’Italia. E’ una grande perdita…
Per chi ama il medioevo lui ci ha regalato il grandissimo personaggio di Brancaleone.

Egli ha guidato un cast stellare, ma umile, che dietro al direttore d’orchestra Gassman, da vita a un Medioevo scalcinato, ma multiculturale e multilingue, colorato ed emozionante.
Chi da bambino dopo aver visto questo film, non si è alzato in piedi, calzato una confezione di Pandoro come elmo, e partito per le proprie crociate, parlando in modo astruso?
Credo che chi ha la mia età, possa “incolpare” anche a questo film, la sua voglia di partire per delle crociate, solo rievocandole, cercando mondi nuovi da affrontare e da conquistare, senza tema.

Per una criticona come me di film storici, attenta ai dettagli più minuziosi (anche a quelli che spesso sfuggono all’occhio dello spettatore normale), giudicare questi film è facile e difficile alla stessa maniera. Si deve tralasciare la filologicità pura e stringata, e lasciarsi prendere dalle metafore, dai racconti, dalle sensazione, dai dialetti e linguaggi, dai canti e capire che quei film sono forse una delle migliori rese del cinema italiano sulla Storia, senza doversi alzare a manierismi e cercare pubblico di eletti (un giorno vi parlerò anche del “Mestiere delle armi” di Ermanno Olmi. E lì capirete cosa intendo).
Non parliamo poi dell’ironia e della comicità geniale, supportata da una sceneggiatura impareggiabile. C’è solo da inchinarsi!

Tornando al motivo per cui stasera ho scritto, mi rendo conto che tutte le parole possono essere retoriche e banali, quindi ritengo doveroso salutare Mario Monicelli, con un estratto intenso di “Brancaleone alle Crociate”.

E mi raccomando…a salutarlo si vada uno per volta “in fila longobarda”.

"Robin Hood" di Ridley Scott

Come detto nel test, il vero rievocatore è il peggior compagno che vorreste al cinema mentre vi godete un film storico. Sempre che non siate voi stessi un rievocatore, perchè allora sarebbe una bella sfida a chi nota più particolari sbagliati o chicche storiche inaspettate.
Ho deciso, aspettando che mi passi l’influenza e mi metta a postare esperimenti storici un po’ più “gustosi”, di dire la mia sui film storici, o ingiustificamente classificati tali, che sono usciti e che io abbia visto. Il parere è assolutamente personale, spinto dal mio gusto cinematografico, dal mio modo di approcciarmi ai film e dal mio parere storico.
Il primo film è in ordine di tempo quello visto per ultimo.
“Robin Hood”  di Ridley Scott.
Da un regista del genere ti aspetti un gran lavoro e curato, ma purtroppo nel tempo ha preferito affidare il suo talento al concetto di blockbuster, piuttosto che all’attenzione registica e di sceneggiatura.
Sceglie di rivedere la storia del leggendario arciere inglese, ambientandola dopo la morte di Re Riccardo Cuor di Leone, durante il regno di Giovanni Senza Terra e in evoluzione verso la Magna Cartha.
Quindi siamo indicativamente nel 1100, eppure i vestiti dei nobili sono di ispirazione trecentesca. Eppure i vestiti sono meravigliosamente resi e riprodotti, quindi verrebbe voglia di passare oltre e di godersi finalmente una resa sartoriale medievalmente credibile.
Anche la storia d’amore viene ripresa e Robin e Marian sono “costretti” a innamorarsi, ma il meccanismo è un già visto. Avete presente “Sommersby” (1993)? Bhe, il meccanismo è lo stesso: un uomo si scambia per il marito della bella di turno, se no lui rischia la vita e lei tutti i suoi beni (senza parlare poi del suo onore). E qui il film decade…
Poi va di moda che la bella di turno sia anche una donna di coraggio e soprattutto combattente. A mio parere lady Marian è sempre stata una donna di polso che sfida un po’ l’etichetta del suo tempo, però rimane un bel personaggio femminile pieno di fascino che non ha bisogno di mettersi in armi per farsi valere. Qualcuno obietterebbe che il mio è maschilismo, ma chi mi sta accanto in combattimento sa che una donna in armi è per me la cosa più normale del mondo! Alla Marion di questa versione basterebbe (e credetemi non sarebbe cosa da poco) amministrare con forza e intelligenza il suo feudo, senza mettersi alla testa di una serie di ragazzini sui pony.
Parliamo poi di Nottingham. Nel film pare una uno sgarrupato e diroccato insieme di casupole mezze rotte, vittime del calo demografico dovuto alle crociate e del continuo ladrocinio di bambini orfani vestiti da “demoni”. E allora lo Sceriffo che ci sta a fare? In quel periodo la carica di sceriffo mica si dava al primo sconosciuto da allontanare; non era un incarico statale per togliersi un impiccio. Solo se le città raggiungevano un certo numero di abitanti potevano permettersi lo sceriffo. Vabbè vorrà dire che per Scott, il nostro impiegato stava per cambiare ruolo…
L’allegra combriccola…Beh almeno quella mantiene lo spirito originario, anche se bisognerebbe dare una regolata al registro delle canzoni: ah le famosissime ballate irlandese medievali ottocentesche (o giù di lì)!!!
E poi Fra Tac. Chi ha visto la versione della Disney è stato traviato per sempre: un grasso tasso sempre allegro e pronto a dare una mano se ce ne fosse bisogno. Bhe, anche qui, siamo sullo stesso stile e questa è stata una cara certezza che ha reso la visione molto più tranquilla.
L’ultimo commento lo lasciamo all’esercito.
Primo: perchè il re di Francia, dopo aver speso soldi e tempo in corruzione e assassini, dovrebbe, per conquistare l’odiata Inghilterra,decidere di attaccare proprio sulle bianche scogliere di Dover?
Secondo: perchè il re d’Inghilterra, dopo aver saputo che il suo odiato rivale gli sta soffiando il regno, dovrebbe andare a difendersi in battaglia senza fanteria? Cosa serve la fanteria in fin dei conti? Bastano cavalieri e arcieri. Milioni di battaglie nella storia lo hanno dimostrato…Ma chi è stato il consulente strategico? Il puffo burlone? Posso capire che nel film solo cavalleria e arcieria (su cavalli) possono raggiungere Dover in un giorno dal nord, però ci sono tanti stratagemmi per rendere credibile un esercito in marcia. In fin dei conti Cesare faceva marciare i suoi soldati per giorni senza pause per raggiungere il suo campo di combattimento. E di solito vinceva.
Terzo: lo sbarco in Normandia a Dover ante litteram. Vabbè, se avete visto il film avete capito.
Quarto: la carica dei bambini sui pony. A quel punto se uno spettatore avesse avuto il ritegno dei propri soldi spesi e della preziosità del proprio tempo, si sarebbe alzato e avrebbe chiesto il rimborso di una parte del biglietto. Perchè non lo si fa? Perchè nessuno rimborsa il biglietto e poi perchè il fin dei conti lo spettatore è un po’ masochista e un po’ curioso: alla fine tutti vogliono vedere come va a finire.
Quinto: l’immancabile combattimento in armi in acqua. Vagli a spiegare che in cotta di maglia in armi vai a fondo come una palla da booling con un giarone attaccato! Però fa tanto medioevo (come la iuta). E poi come fa il nostro eroe a mostrare alla sua bella, la quale è venuta a combattere sotto mentite spoglie, che farebbe qualsiasi cosa per salvarla? Regalarle un bel castello intero, no? Un esercito tutto per lei, no? Anche un diamante mica fa una brutta figura in tempi di crisi.
Sesto: le frecce telecomandate. Stendiamo un velo pietoso.
I personaggi storici poi vengono dipinti secondo una precisa visione in cui tutti i potenti sono un po’ stupidi e un po’ carogne, mentre i buoni sono solari, scanzonati e furbi, ma tanto amorevoli. Discutibile questa visione, però perdonabile.
Dopo aver espresso la mia critica (e sono convinta che molto l’ho dimenticato), quale è il mio voto? 6–. Perchè così altro direte. Perchè la fotografia e l’attenzione per certi dettagli , anche scenografici, rendono il film alla fine gradevole a vedere, ma una sola volta.
Spero solo che non si abbia l’impudenza di fare un seguito. Anche se temo molto che potrà accadere, prima o poi…