Quando la fortuna bussa…arriva a casa un pourpoint!

Raramente mi capita di prendere al volo le occasioni e raramente mi capitano occasioni che posso permettermi, ma non a questo giro. A questo giro sono stata chiamata, tutto l’universo si è concentrato per dire: è il tuo momento! Ma veramente? Sì!

Da un anno mi sto dedicando (di nuovo) al gioco di ruolo dal vivo e sono tornata a giocare nell’ambientazione di Battle for Vilegis, avendo formato un gruppo di amici rievocatori (di altre epoche e altri gruppi) con la scusa di “non siamo mai in gruppo insieme”, “una birra non basta”, “abbiamo bisogno di vacanza”, “vedrai che ti diverti”; insieme anche a queste persone si stanno valutando nuovi progetti rievocativi, stimolanti e impegnativi. E tutto questo cosa comporta? Nuovi libri, nuovi oggetti, nuove sperimentazioni, ma soprattutto nuovi armamenti. Per la gioia di grandi e piccini e di spazio vitale mio e di chi mi sta attorno.

I due progetti, distinti e distanti, alla fine convergono sugli armamenti o almeno nel live riesco a riutilizzare gli armamenti di altre epoche senza che qualcuno venga a disturbarmi con la frase “eh, ma non è filologico!”. Così quando su internet ho visto a un prezzo più che conveniente un pourpoint della mia taglia mi sono detta che doveva essere mio. E il destino mi ha aiutata: seconda prenotata, il primo rinuncia per via delle taglie e io me lo aggiudico. Lunedì scorso parte spedito in posta, il venditore mi da gli estremi per seguire il pacco e io inizio a monitorarlo, cercando di rimanere a casa alla mattina (“sai mai che si sbagli il sito e il postino anticipi…”). L’ansia è la stessa di quando si è bambini alla vigilia di Natale e sai che sotto l’albero ci saranno un sacco di pacchetti misteriosi.

Nel caso vi chiedeste cosa sia un pourpoint questo è quello di Charles de Blois e in soldoni è l’evoluzione del gambeson duecentesco. Insomma, lo mettevano i cavalieri per agganciare i pezzi di armatura, ma anche per farsi venire il fisicone e la vita stretta visto che il pourpoint è sagomato apposta. 

Anna Attiliani nel suo preciso blog Tacuinum Medievale ricostruisce il pourpoint per il suo compagno e fa una serie di spiegazioni e delucidazioni molto utili per chi volesse mettersi a farlo. Questo il post da leggere.

Stamattina il sito delle poste non voleva collaborare e l’ansia cresceva, ma di punto in bianco salta fuori la scritta “in consegna”. Sta arrivando! L’ansia cresce. La paura di aver fatto un acquisto sbagliato, di aver ricevuto una fregatura, di aver visto le misure sbagliate (cavoli, ma come fa un uomo alto 1,95 ad avere le mie stesse misure? Misteri della rievocazione e dell’anatomia), mille paure in questi giorni. Poi senti il motorino del postino e come un cane da punta sei già quasi alla porta, anzi lui suona e tu sei già volata giù dalle scale in modo così veloce che lui ti guarda stranita. “Lo stavo aspettando con ansia questo pacco! Lo monitoravo sul sito da quando mi hanno detto che era partito.” Sì, glielo ho detto davvero. Senza pudore. Siamo scoppiati a ridere entrambi, perché alla fine meglio la mia figura di bambina ansiosa che i miliardi di improperi che si prenderà per consegnare bollette e multe.

Comunque sia, il pacco sembra minuscolo, l’ansia cresce e con le mani tremanti lo porto in casa; non so nemmeno se aprirlo subito o aspettare di calmarmi, ma alla fine apro!

spacchettamento

spacchettamento

E’ piccolissimo…no, sembra…è compatto…ora lo tiro fuori..lo provo…ed è stato amore a prima vista.

esterno e interno, completo di agganci per le gambe armate

esterno e interno, completo di agganci per le gambe armate

Il pourpoint è usato, qualche leggero segno ce l’ha a guardarlo bene, ma sono davvero minimi e nel caso sistemabili. Le misure sono perfette, come se fosse stato fatto su misura per me e mi sta alla perfezione.

la serietà

la serietà

si gioca!

si gioca!

Considerando che chi lo indossava sia in questa epoca che in quella passata non aveva le tette a modificare la struttura, l’effetto addosso è da atleta (che bello posso millantare!) e davvero affina il fisico, lo sfianca e lo rende molto più affascinante.

Ora compererò il libro che consiglia Anna nel suo post e potrò studiarmi anche come si ricostruisce, perché oggi è nato un amore.

ma che caldo che fa!

ma che caldo che fa!

Ora devo trovargli un nome però…

Cosciali da combattimento

Più si combatte e più ci si fa male e più ci si fa male e meno ci si vuol far male: è la regola del buon rievocatore combattente. E dopo esserci fatti male più e più volte e tornati a casa con un sacco di lividi sulle gambe, ho pensato bene di progettare e fare dei cosciali che fossero ben imbottiti per attutire le botte, ma non impedissero il movimento.

Punto di riferimento sono sicuramente i lavori fatti da Adriana per l’Ars Dimicandi: protezioni molto imbottite, ma che non impediscano il movimento

Tarraco Viva. Combattimento Ars Dimicandi

Tarraco Viva.
Combattimento Ars Dimicandi

A noi sinceramente non serve così tanta protezione, primo perché abbiamo anche altre protezioni da sovrapporre e secondo perché, per quanto fisico, non siamo ancora a quei livelli agonistici e fisici.

Ma procediamo con ordine. Prima di tutto bisogna partire dalla fonte e io ho usato la famosissima bibbia Maciejowski dove c’è tutto (cit.). Non è l’unico punto di riferimento ma è di sicuro quello di più chiara comprensione.

bibbia Maciejowski

bibbia Maciejowski

bibbia Maciejowski, particolare

bibbia Maciejowski, particolare

Poi ho chiesto un po’ in giro per capire quale migliore imbottitura si dovesse scegliere e devo ammettere che non mi soddisfacevano le risposte non tanto per il materiale, quanto per lo strato di imbottitura. Già il mio gambeson è troppo morbido per i miei gusti e i nostri standard di combattimento e ricostruttivo, che non volevo che i miei cosciali fossero poco più spessi di un misero piumino d’oca: devono fermare le botte, attutire i colpi e impedirmi di farmi male. Quindi ho optato per una doppia imbottitura naturale, ma di spessore e lavorazione diversa: feltro pressato e lana da materassi. Il primo è stato usato per imbottire quasi tutti i canali dei cosciali, mentre la seconda è servita per imbottire quelli più interni alla coscia e quindi più complicati da sagomare per non dare fastidio.

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strati di feltro pressati

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lana da materassi

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imbottitura

Una volta imbottito il quadrato di stoffa diviso in canali, inizia il lavoro vero e proprio: la sagomatura. La scelta di modello di questo gambali è stata di farli aperti e sagomabili in ogni momento, alla bisogna, quando li si indossa, per non essere costretti ad avere delle protezioni che possono diventare larghi o stretti al cambio di fisicità.

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primo lavoro di rifinitura

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sagomatura

Le prove sul corpo sono state necessarie e fondamentali per calibrare al meglio le imbottiture e per non intralciare i movimenti con cuciture o imbottiture mal messe.

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prima prova: Maresciallo e Madre

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attenzione a ogni dettaglio

Una volta completati i cosciali sono stati uniti da un’unica cintura. Anche questa è una delle tante opzioni valutate e ci è sembrata quella più comoda e veloce da indossare. Rimane una delle tante possibili opzioni però.

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dietro con la chiusura coi lacci

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davanti

Tutto questo lavoro è stato fatto a mano da mia mamma nel suo mese di ferie agostane, spezzando aghi e incavolandosi con la macchina da cucire che ovviamente non è progettata per lavori così particolari. Senza di lei questi cosciali avrebbero visto la luce nel 2015 rischiando di rimanere lettera morta o sogno del cassetto. Grazie grazie grazie.

Conclusioni:

I cosciali sono stati sperimentati per Mantova Medievali sia da me che da mio fratello (la santa mamma è riuscita a farli entrambi) per la solita e aspettata battaglia contro i quattrocenteschi.

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La mobilità è ottimale: non solo il movimento non è impedito, ma in caso di piegamento permettono una buona ammortizzazione. L’ingombro è minimo, paradossalmente, essendo sagomati. Il peso è quasi del tutto ammortizzabile con tutto il peso che si ha indosso. La resa è ottima. Non posso dire quanto sia la resa in rapporto con le botte, perché a questo giro non ne ho prese sulle gambe, ma aspetto altra occasione per provarli. Da sistemare la posizione di cosciali e schinieri in modo che non si spostino durante l’azione. Da valutare l’applicazione di un ginocchiello di metallo. La posizione della cintura proprio sul bacino stranamente non da né fastidio né intralcio.

Devo dire che sono molto soddisfatta per questa prima prova e che mi da modo di pensare a come migliorarli o fare altre imbottiture sagomate su di me (e sui miei), quindi molto più comode e funzionali in ottica di un modo di combattere non figurato, ma in libera e sempre più impegnativo.