Cuscinetto duecentesco: progetto finito

Inizia l’anno e io finalmente porto a termine un progetto e mi sorprendo da sola per come sia venuto bene.
Premetto che non è la riproduzione corretta e precisa di un reperto storico (premessa d’obbligo prima che piovano critiche varie ed eventuali), ma solo la personalizzazione di un reperto. Potrei passare giorni e giorni a difendere e promulgare la personificazione al posto dell’omologazione, ma andremmo fuori tema e perderei il filo del ragionamento.
Torniamo all’oggetto del titolo: in cuscinetto duecentesco.
In questo post del mio blog troverete le spiegazioni di come è nato il progetto e quali sono le sue premesse, mentre nella mia pagina fb potrete trovate tutte le foto che ho fatto (ma molte verranno riproposte qui, quindi non preoccupatevi).
Alla fine della storia, come si suol dire, mi sono data un buon vuoto: 70% di credibilità. Secondo la mia parte più critica sono stata molto buona con me stessa, ma devo dire che vista la partenza abbiamo ben recuperato.
Il voto alto è dovuto sicuramente alla scelta del reperto da copiare.
Gli animali riprodotti sono fedeli a come sembrano in foto, anche se in originale potrebbero aver contenuto molti più elementi di quelli che sono rimasti coi vari restauri.
leopardo, aquila, grifone e due uccelli (forse pavoni o colombi) alla fonte
Ho cercato di mantenere tutti i dettagli visibili e di ragionare su certi particolari per poterli rendere più credibili (per esempio ho cercato di fare anche le unghie al leopardo, ma non tutte perché sembravano esagerate). Mi sono chiesta se fare l’occhio o meno e alla fine ho optato per il no, ma il giro dei fili fa in modo che nella posizione dell’occhio si formi un piccolo vuoto. Mi sono anche chiesta se ci fossero o meno le lingue (il leopardo di solito ce l’ha e il fatto che abbia la bocca aperta mi fa pensare che potesse esserci), ma anche in questo caso, dopo aver guardato più volte il reperto ho optato per lasciare perdere.
La scelta del monocolore blu è, come precedentemente detto, frutto di un fraintendimento iniziale sulla finalità del ricamo, quindi non me la sono sentita di cambiare in corso d’opera. Nel reperto originale pare che ci fosse del filo d’argento (come detto dalla dottoressa Davanzo Poli): o tutto pieno oppure solo nell’interno di alcuni animali contornati poi di blu.
originale.
Notate come in contrapposizione due animali siano sempre contornati di blu mentre gli altri due no.

Non avendo mai ricamato col filo d’argento (e mi chiedo se quello che si trova in merceria insieme al suo compagno d’oro possa andare bene) non saprei nemmeno come sarebbe stata la resa.
I materiali senza ombra di dubbio non sono quelli adatti per la ricostruzione, visto che la tela non è di lino come nel reperto e dubito che i filati fossero di cotone come i miei. Ipotizzo che potessero essere lino o seta, visto che l’immagine riprodotta mi fa pensare a un oggetto di lusso o simbolico.
Anche le dimensioni sono diverse dall’originale.
L’interno poi non è di piume, ma di ovatta di cotone.
Perché queste precisazioni? Perché riprodurre un esatto e particolare reperto prevede tutta una serie di elementi che debbono essere rispettati: materiali, dimensioni e punti usati. Questo è il “protocollo” per la ricostruzione di un preciso oggetto. Io ho riprodotto un oggetto che possibilmente potrebbe essere stato confezionato in quel periodo.
I punti usati sono quelli segnalati: punto croce e punto catenella.
I materiali sono quelli possibili all’epoca: cotone e lino.
La grafica, per quanto non in scala e coi difetti del restauro, è quella che appare in foto.
Ecco perché vi dico che mi ritengo soddisfatta del lavoro. Lavoro che è potuto venire alla luce grazie alla pazienza e bravura di mia mamma che me lo ha confezionato e nel frattempo riempito con l’ovatta. Senza di lei sarebbe rimasto un quadretto o diventato un pessimo cuscino.
Punti usati: punto catenella e punto croce.
Anche qui ho fatto una personalizzazione: visto che il punto croce è la mia “croce” appunto e che non ho mai ricamato con esso senza la tela aida e contando i fili ho preferito fare il contorno con il punto catenella e riempirlo con il punto croce. L’effetto è buono, non so se questa cosa si possa usare, ma se mai imparerò a ricamare contando i fili vedremo di rifarci.
La confezione ha previsto l’ultimo sforzo di precisione da parte mia, soprattutto per dover rimediare al fatto che la tela fosse storta e tagliata un po’ così (lezione imparata: non ha senso risparmiare un cm di stoffa da ricamare, che tanto la trovi a 2 euro all’ikea, per poi inveire dopo quando bisogna sistemare il tutto).
siete pregati di non fare commenti sul disordine, ci tenta da una vita mia mamma a farmi ordinata,
ma si vede che non mi ha dato il gene.
Tutto alla fine ha pagato le ore di ricamo, i promemoria per i progetti futuri, i ragionamenti sul “cosa si fa e cosa no” e sono davvero soddisfatta del risultato.
Ora aspetto solo l’occasione giusta per poterlo usare al meglio, anche se, come molti ricami fatti fino ad adesso, mi servirà di certo per fare la didattica sull’araldica e sui bestiari, perché gli oggetti storici si leggono sempre sotto varie lenti di ingrandimento.

Con l’autunno riprendono i lavori e le ricostruzioni.

Ammetto di aver latitato questo mio bel blog per metabolizzare la fine della stagione rievocativa. Eheheheheh, come se ci fosse una fine! In realtà si sospendono le uscite, il sabato e la domenica puoi indicativamente dedicarlo a qualcosa d’altro, ma i progetti si sviluppano proprio adesso, la pianificazione del lavoro, rispondere alle domande di tutti i novizi che si vogliono preparare al meglio per il prossimo anno e soprattutto adesso si ricomincia a sperimentare, fare, brigare.
Dal lato fisico la stagione schermistica è cominciata, qualche nuovo, molte conferme. Il lavoro che ci attende è impegnativo, ma stimolante. Mentalmente sono prontissima, fisicamente un po’ meno, ma da questa settimana ci rimettiamo in carreggiata.
Dal lato personale invece mi trovo a dover finire i lavori iniziati nella stagione per far vedere “come si fa”. Quindi finita una passamaneria in cotone (sì, sto cedendo al cotone perché per ora è l’unico sottile che rende la tensione, però non ci capiamo ancora. Preferisco la lana), che mi portavo dietro da un po’, dalla cassa salta fuori il mio telaietto rotondo non filologico con l’abbozzo di un ricamo. E’ da finire. Eppure il solito imparaticcio buttato lì sul tavolo per far vedere non mi soddisfa più di tanto, ma va finito, finché non mi viene l’idea: adattare il mio lavoro all’originale da cui l’ho tratto!
Prima della nostra uscita a Bardi la dottoressa Davanzo Poli aveva condiviso sulla sua bacheca facebook (sì a volte è davvero utile) un reperto datato XIII-XIV secolo
cuscinello del sec.XIII-XIV, tela ricamata

La didascalia che la dottoressa ha messo è questa: tela di lino ricamata con seta rossa a punto incrociato e con argento filato a punto catenella.

Quindi due punti che sono in grado di riprodurre o quasi (il punto croce non è mai stato il mio forte ma si fa quel che si può), eppure quando ho stampato il foglio e ricopiato i quattro animali simbolici non ho pensato che potessi imbarcarmi in una piccola riproduzione di questo bel cuscino.
questa pagina facebook si possono vedere alcune opere di restauro sullo stesso.
dettaglio con i quattro animali.
Mi sono premunita di fotocopia a colori del dettaglio, tavolo luminoso e matita e ho ricopiato il tutto, rendendomi conto che anche in questo cosa la personalizzazione sarebbe venuta fuori. Alla fine i tratti a matita, tranne per i due colombi, era l’esito di una pessima disegnatrice/ricamatrice medievali. Ma sì!
Forse vedendolo dal vivo la resa sarebbe migliore, ma non si può avere tutto subito. Già è stato un gran regalo che la dottoressa Davanzo Poli ce lo facesse conoscere.
Quindi:
la mia non sarà una riproduzione fedele dell’oggetto, ma una copiatura sia per dimensione che per resa.
Non avendo idea che potesse essere un lavoro interessante, sono partita con la solita tela di cotone leggera trovata all’ikea (davvero ottima per ricamare sia per colore naturale, che per tramatura fitta ma regolare, per non parlare della leggerezza ma compattezza) e con il solito filo di cotone in grosse bobine. Quindi il mio sarà un piccolo cuscino con solo un fronte ricamato. Ora devo trovare una tela valida per l’altro fronte e un interno grande giusto, se no lo riempirò di ovatta.
Alla fine sarà un piccolo cuscino con una sola parte ricamata a cui dovrò trovare uno scopo, ma ho tutto l’autunno e l’inverno per pensarci.
i due colombi sono facili e sono venuti bene, ma quel coso tipo grifone è veramente un casino.
Sono convinta che l’originale sia migliore e più definito, ma per ora non so come altro migliorarlo.