Workshop “Il cappuccio trecentesco” a cura di Anna Attiliani e Irene Barbina

Settimana scorsa ero a fare lo stage di lotta antica organizzato dal mio gruppo e ieri invece ero a fare quello di cucito a Imola a quello organizzato da Anna e Nini per imparare finalmente a cucire a mano. Come al solito la mia schizofrenia rievocativa si palesa sempre.

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tema della giornata

E’ da tempo che Anna e Nini mi tampinano e mi stimolano ad intraprendere anche questo modo di affrontare la rievocazione e io sono sempre stata refrattaria, non tanto perché non mi interessa l’argomento, ma per mancanza di concentrazione: a volte penso che non mi sia possibile fare e star dietro a tutto quello che mi piace o mi stimola. O forse ho ancora l’arroganza di voler avere una vita sociale oltre la rievocazione…non so.

Comunque sia, ieri ho ceduto, anzi avevo ceduto appena Anna aveva pubblicato il manifesto sulla sua pagina fb (Tacuinum Medievale): questa volta avrei dovuto rischiare. E ho fatto bene.

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La classe. Epoche e gruppi diversi, competenze diverse, tutte messe a disposizione per confrontarsi

Prima di tutto corsi del genere sono un ottimo motivo per ritrovare amici rievocatori anche di diverse epoche, in momenti più rilassanti e meno concitati di una rievocazione; secondo perché proprio le diverse competenze e studi permettono di affrontare lo stesso argomento sotto diversi punti di vista diversi, con tanti stimoli, domande e dubbi (insomma una vera e propria “tempesta di cervelli”); terzo perché le competenze in questo “lavoro” non finiscono mai e bisogna sempre e solo imparare, sempre. Non si è mai arrivati, soprattutto se a un certo punto vuoi capire davvero la vita del passato, senza modellismo o stereotipi. In ultimo, mettersi sempre in dubbio, provando e riprovando e ricostruendo abiti ed oggetti cercando di essere più verosimili storicamente, entrando pian piano nella mentalità dell’uomo o donna che si vuol ricostruire.

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Il gruppo di taglio

Torniamo a noi. Dopo una mattinata di didattica pura con un’ottima introduzione di Anna, con supporto di Todeschino (modello autovestente 😉 ) e Nini, il pomeriggio dopo pranzo si è passato alla vera pratica dividendo la classe in due: un gruppo con Anna e Todeschino a impostare il cappuccio, uno con Nini a imparare i punti. E poi ci si scambiava. In finale di lezione, Anna ci ha fatto vedere come fare i bottoni (e la cosa le piace un sacco) e le asole, mentre Sebastiano cercava faticosamente di imitarla avendole espresso le sue perplessità nella resa.

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gruppo cucito

Erano tante le nozioni da imparare e tante le cose che volevano farci conoscere e provare, quindi al di là della battuta ogni tanto abbiamo lavorato tanto e in silenzio, cercando di apprendere il più possibile. Non è stata una passeggiata, perché a mio parere sarebbe stato utile avere più tempo per metterci ancor di più alla prova e magari completare il cappuccio insieme invece che lasciarci il compito a casa. Al di là di questo piccolo appunto che è dovuto più a “egoismo” mio che a dimenticanze altrui, tutto è filato liscio come l’olio e anzi ha stimolato davvero la mia voglia di imparare e provare. Per fortuna la dispensa che mi permetterà di ricordare cosa fare e come e magari capendo anche come utilizzare i diversi punti per la realizzazione dei diversi pezzi. In più la bibliografia mi ha fatto pensare che devo trovare il modo di ordinare da amazon un paio di libri che ho sempre guardato, ma che non ho mai voluto prendere per “non immischiarmi troppo”.

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uno dei miei esercizi di ieri. 

Tornando a casa, al di là di guidare sotto al diluvio (che noia guidare ai 110 e meno…ma si deve), pensavo mentalmente se in casa avessi un pezzo di stoffa di lana con cui provare a realizzare la mia versione del cappuccio e mettere in pratica, riguardando l’utile dispensa, quello che mi è stato insegnato, perché in situazioni del genere più fai e più ricordi e meglio ti riesce e più ti vien voglia di fare. Imparare è maledettamente drogante!

Un grazie a tutti i ragazzi e le ragazze del gruppo per aver condiviso questa esperienza: rivedere gli amici, scambiarci notizie e informazioni finalmente a voce è più stimolante che scrivere su fb. Grazie a Francesco/Todeschino per aver fatto da supporto, dato una mano, palesato che fa il “piccolo cinese che cuce”, sempre col sorriso, sempre attento. Un grazie speciale ad Anna e a Nini per tutto il lavoro fatto, per la disponibilità e per non aver perso mai il sorriso anche quando la stanchezza si faceva sentire. Non vi prometto che farò mille bottoni e mille asole come voi, ma cercherò di impegnarmi di più e provare a fare, fra un combattimento e l’altro. 😉 A quando il corso sulle calze?