Come comunicare la cultura e arrivare davvero?

Premetto che questo articolo nasce da una mia riflessione di questi giorni e di cui non ho alcuna soluzione, anzi ho molti dubbi, nel senso che nasce dal fatto che dopo aver aperto anni fa questo blog (che sì curo con poca assiduità lo ammetto), avere una pagina fb legata, un profilo twitter e da pochissimo anche uno su instagram, mi sono chiesta come una persona normale amante della cultura possa davvero arrivare alla gente e fare comunicazione e non solo dire “ci sono io io io io io” (atteggiamento tipico, conscio o inconscio che sia, dell’uso dei social network).

musei non social

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Un giorno mi arriva (non so come e perché, lo ammetto) un twitt del genere e allora la domanda diventa ancora più ampia: come si comunica davvero la cultura? Considerando che i musei dovrebbero avere un team che lavora a questa cosa (con tutti i laureati di comunicazione ad ogni angolo, per non parlare di chi anche senza una laurea ha studiato e imparato come gestire i social), un privato cosa potrebbe fare nel suo piccolo?

Prima di tutto capire che fb, twitter, instagram e un blog non parlano mai lo stesso linguaggio e in tal modo lo stesso messaggio va rimbalzato in diverso modo su tutte queste piattaforme. Seconda cosa che bisogna interagire, lasciando a parte il proprio io perfettissimo e parlare, ma anche parlare deve essere calibrato al mezzo che si sta usando. Terza cosa imparare a usare tutta la tecnologia possibile immaginabile (pc, smartphone, tablet, macchine fotografiche serie). Quarta cosa…dedicare tanto tempo ogni giorno.

Un lavoraccio!

E chi glielo fa fare un lavoraccio così, gratis, volontariato al massimo, a un “banale” rievocatore, storico, archeologo che sia (tutti mediamente con un lavoro che è altro alla fine da quello che amano e hanno studiato) che i musei, gli enti culturali, i mass media si guardano bellamente di compiere? Amore per la materia? Va bene, facciamolo per quello! Facciamolo gratis, facciamolo perché alla fine non possiamo non andare in giro per musei e luoghi archeologici senza tornare a casa con libri, foto, cartoline, segnalibri, oggetti, suppellettili vari! Facciamolo perché se non ci aiutiamo fra di noi e non condividiamo fra appassionati chi ci potrebbe aiutare?

Ma come?

E qui torniamo al mio dubbio.

Coi blog si parla e tanto. Ottimo, comunicazione vecchio stampo, quella che a me viene meglio devo dire perché alla fine mi piace ciacolare. Ovviamente bisognerebbe scrivere in inglese perché arrivi a tanti, ma non tutti lo fanno (e i miei post con anche la traduzione diventerebbero lunghissimi) e si sopravvive benissimo anche usando google translator oppure imparando più lingue. L’importante è lasciare il canale della comunicazione aperto, rispondere anche in una lingua non tua.

Con fb ho imparato che è il mezzo migliore non solo per avere un buon archivio fotografico aperto a tutti, senza pesare sulla memoria del pc o del blog e senza altri filtri, ma è ottimo anche per condividere notizie che rimbalzano da tutto il web. Mi pare che sia una comunicazione più “enciclopedica” (perdonatemi il termine sicuramente inesatto, ma è quello che mi viene in mente a immagine), ampia, meno giornalistica. L’introduzione degli # poi ha permesso di richiamare alla memoria quello che serve come se fosse un archivio interno, se no tutto sarebbe perso (e molto è andato perso a mio parere, anche se ritornerà ciclicamente). Credo che sia quella che arriva più immediatamente, come una specie di “Cavallo di Troia”.

Instagram è “semplicemente” un album di foto da vedere; tanti #, qualche  @; interazione solo o quasi da smartphone (io amo più “lavorare”, meglio dire pasticciare, con le foto attraverso il mio antiquato portatile. Ovviamente tutte le dritte che mi passerete per usarlo al meglio sono graditissime); scaricare una foto è poco intuitivo. Eppure serve? Non l’ho capito, ma è probabile, solo che non so in che modo. Ci sono alcuni rievocatori e le foto sono splendide, ma ammetto che questa è un po’ la pavonaggine di noi rievocatori che amiamo vederci fighi nei nostri abiti storici. I musei condividono i loro reperti e ciò è ammirevole e utilissimo, a volte però sono un po’ ripetitivi (però devo davvero girarci dentro meglio) oppure non si espongono troppo per paura (?).

Twitter. Beh, davvero non so come usarlo al meglio…mi sembra sempre una piazza in cui tutti urlano le loro cose senza ascoltare nessuno, salvo che poi non ci si metta sotto una foto e allora l’attenzione viene attratta. Gli  # e @ nascono qua come mezzo di comunicazione, ma quando guardo la mia pagina vedo poche conversazioni e anche quando mi è capitato di interagire sono sempre molto scarne ed essenziali

Ovviamente tutti questi canali sono un di più al normale giornale, più o meno di settore, o al telegiornale e sono una ricchezza che va sfruttata al meglio, ma oggi come oggi, muovendomi a tentoni, ho più dubbi che certezze per far arrivare la mia passione a più gente possibile in modo che si faccia rete, comunicazione vera e che la cultura esca dai fumosi corridoi in cui certi “piccoli uomini” vorrebbero rinchiuderla come un bene privato.

Voi cosa dite? Come vi muovete sui social? Come li sfruttate per fare divulgazione della cultura? Che dritte potete darmi per imparare maggiormente a sfruttarle? Libri, testi, altro da consigliarmi da studiare?

lol-tell-bizarro

p.s. : Ho volutamente evitato di parlare di rievocazione e didattica, perché quelli so che fanno comunicazione, come di altri social che non uso (tipo google+) e che non so se e come possano servire (ovviamente anche qui vanno benissimo tutte le dritte per usarli al meglio). Mi sono limitata a parlare di quello che ora sto usando perché più comuni.