Altro post su un museo, prima di ripartire a nuova vita con questo blog di storia e affini.
Ora, è meglio precisare che il monumento che tutti devono prima o poi affrontare non è un museo vero e proprio. Anzi. Sarebbe di per sè bastevole per essere visitato e rivisitato per ore e ore, ma tant’è che a volte c’è bisogno di dare nuova linfa e lustro e allora ci si impianta una bella mostra contemporanea.
Come ho già detto non sono contraria alle commistioni fra tempi e luogi diversi, ma ci deve essere rispetto del monumento ospite e del visitatore.
E qui io non l’ho trovato.
E la cosa mi ha alquanto irritata.
Speravo di rivedere Castel del Monte con spirito nuovo.
Lo vidi per la prima volta quasi 10 anni fa. Ero all’inizio della mia esperienza rievocativa. Ero piena di dubbi, speranze, incertezze, eppure riuscii a litigare con una guida.
“Sopra la vostra testa potete vedere una faccia barbuta. E’ il Bafometto, il simbolo dei templari” disse la giovane, ingenua e stolta guida, pronta ad affascinare un pubblico ignorante. E io stizzita risposi a voce alta ” Eh, no! Non si può!” Ma divenni rossa dall’imbarazzo e non continuai a martoriare una guida che andava rimessa al suo posto.
Ora ero pronta, agguerrita e con una sfacciataggine che mai avrei pensato di poter avere.
Ma Castel del Monte era cambiato…
Non più obbligo di guida. Beh, questo era un bel passo avanti. Si può guardare il monumento con calma, soffermarsi sui particolari, osservare il paesaggio spazzato dal vento. E non ascoltare buffonate alla Voyager.
Installazioni con una vaga storia di Federico II (lo Stupor Mundi) e il suo impero. Non mi sono soffermata a leggerlo. Sicuramente ne so più io di lui che quei quattro pannelli multilingue che non attirano nessuno (ma chi l’ha progettati? Un topo di biblioteca? Commentavamo io e la mia Sorella d’Arme Elfa che non erano minimamente invoglianti, anche se avevano delle belle immagini del Codice Manesse).
Ma la sorpresa ci avrebbe messo di malumore. La mostra su de Chirico.
Detta così mica era un problema. Anzi nell’entrate una sua scultura ci stava benissimo.
Mica male l’ “Ettore e Andromaca”.
Ma i pannelli per sostenere i dipinti rendevano inagibile la visione di quasi tutto il piano terra.
Non è ammissibile!
Io sono costretta a pagare un biglietto per la mostra e il monumento e non posso fruire solo a metà di uno!
E’ un mio diritto!
Peccato che non ci fosse il libro delle visite, se no l’avrei fatto presente.
Lasciamo (ah, il plurale è dovuto al fatto che questa visita è un “Mansio on tour”. La rievocazione a Trani ci ha lasciati liberi di visitare almeno 2 monumenti interessantissimi) velocemente il piano terra e ci avventuriamo per il primo piano.
E siamo rapiti dalle possibili magnificienze del luogo; dai dubbi che le scelte stilistiche evocano; dal movimento delle sale. Nemmeno noi troviamo, a noi stessi, una risposta credibile sul perchè esiste questo castello in una piana battuta dal vento (abbiamo assistito al passaggio di un temporale sulla piana. Ci ha proprio aggirati, senza veramente prenderci…Strano movimento del vento) con attorno il nulla.
Mi rinfranca vedere, però, che lo stato conservativo è ottimo e attento, sia per quanto riguarda la vegetazione che la muratura.
Diciamo che per fortuna Castel del Monte si sa proteggere dagli uomini.
E questa è l’ultima immagine che mi è rimasta nella memoria, lasciandocelo alle spalle.
Ed è Stupor Mundi.